La crescita 2025 va costruita da zero, manca la spinta dei consumi. A lanciare l’allarme è Confcommercio nell’ultima congiuntura diffusa dall’Ufficio Studi. L’inizio del 2025 conferma le caratteristiche di disfunzionamento dell’economia italiana: ai robusti presupposti per una crescita dei consumi, favoriti anche dall’occupazione elevata, dai redditi reali crescenti e da un’inflazione sotto controllo, non corrisponde un coerente sviluppo della spesa delle famiglie.
“Auspicabile l’espansione della domanda interna”
È vero che da novembre scorso il tendenziale dei consumi, misurato nella metrica dell’Icc, è positivo e si conferma con un +0,3% a gennaio rispetto a gennaio 2024, ma l’evoluzione è stentata e permane al di sotto del suo potenziale.
Anche in considerazione del nebuloso scenario internazionale, che certo non sostiene la propensione agli investimenti da parte delle aziende, un nuovo orientamento verso l’espansione della domanda interna sarebbe auspicabile.
Una spiegazione del freno alla spesa deriverebbe dall’effetto “percezione” che i consumatori avrebbero dell’effettiva dinamica dei propri redditi.
I consumi languono anche per una percezione deformata sulle possibilità di spesa
È presumibile che le scorie psicologiche accumulate durante la recente fiammata inflazionistica, rendono le famiglie particolarmente caute nel valutare le proprie possibilità di spesa.
Questa stessa interpretazione indica che con il passare del tempo, e in assenza di ulteriori shock avversi, si dovrebbe ripristinare il corretto funzionamento della catena che lega maggiori redditi a maggiori consumi.
“Che è alla base – scrive l’Ufficio Studi di Confcommercio – del nostro moderato ottimismo sulle prospettive dell’economia italiana nel 2025”. Appare comunque difficile riconquistare il terreno perso in termini di prodotto lordo: il trascinamento nullo ereditato dal 2024 non sarebbe migliorato nel primo bimestre dell’anno.
Le stime sul Pil 2025 si fermano a un magro +0,7%
“Il Pil secondo le nostre stime sarebbe rimasto fermo a gennaio e cresciuto dello 0,2% congiunturale a febbraio, comportando la necessità di un’accelerazione nel secondo quarto a +0,5% e una prosecuzione vivace nel secondo semestre solo per raggiungere una variazione del Pil a +0,7%”.
I numeri di quest’accelerazione sarebbero, tuttavia, fuori linea rispetto alle variazioni trimestrali registrate nell’ultimo biennio. L’auspicata crescita del 2025 va tutta costruita da zero, insomma.