Gli ultimi dati Istat evidenziano un calo della fiducia dei consumatori. “Effetto realtà”, lo definisce l’Unione nazionale consumatori. Ma soprattutto un dato che preoccupa in vista dei prossimi mesi, con i consumi che potrebbero continuare a scendere, a danno anche di una crescita che di fatto è già ferma al palo.
Il peso del carovita e del caro benzina si fa sentire sulle famiglie, tanto che crollano i giudizio e le attese sulla situazione economica. E non va meglio per il giudizio riguardante la situazione economica generale dell’Italia. Il problema principale, quindi, è che il peggio forse deve ancora venire e si attendono mesi duri dal punto di vista dei consumi, come sottolineano diverse associazioni.
Calo della fiducia, preoccupa la situazione economica generale
Il calo della fiducia di famiglie e imprese a settembre è, a giudizio dell’Ufficio studi di Confcommercio, “espressione del permanere di una fase di estrema debolezza del quadro economico”. I timori principali per le famiglie riguardano la situazione generale del Paese, con un’inflazione ancora troppo alta e il rischio di un “peggioramento del mercato del lavoro”.
Dall’altra parte ci sono gli imprenditori che sono preoccupati per il “rallentamento della domanda”. Il Codacons, commentando i dati Istat, sottolinea che a pesare sono soprattutto emergenze come quelle del caro benzina, su cui il governo è intervenuto in ritardo e in maniera molto limitata con il bonus rivolto solo a poche famiglie (e di importo minimo).
Secondo il Codacons i provvedimenti annunciati dal governo, “a partire dal bonus benzina e dal paniere salva-spesa, non hanno generato fiducia tra consumatori e imprese, un segnale preoccupante considerato che ad una minore fiducia dei consumatori corrisponde una più bassa propensione alla spesa da parte delle famiglie”.
I bassi consumi rischiano di affossare la crescita
Proprio questo punto viene ritenuto centrale da Confesercenti, secondo cui i dati sulla fiducia “preannunciano un autunno freddo per famiglie e imprese”. Il quadro che emerge dal report dell’Istat è “molto incerto, con la perdita di potere di acquisto delle famiglie che condiziona pesantemente l’andamento dei consumi peggiorandone la quota di apporto al Pil, la più bassa dal 2000”.
I consumi scendono, quindi, a livelli che non si vedevano da oltre 20 anni e il Pil ne risente. Un calo dovuto sicuramente all’inflazione e al carovita e che rischia di avere un impatto persino maggiore negli ultimi mesi dell’anno, considerando che ormai diversi dati mostrano che gli italiani non hanno più risparmi da parte da utilizzare per le spese di ogni tipo, persino quelle quotidiane.
Per Confesercenti, inoltre, la Nadef “sembra non essere determinante per riaccendere quel clima di fiducia che solo una prospettiva di sviluppo potrà dare”. Servono interventi più incisivi, insomma, per riuscire a raggiungere gli obiettivi di crescita indicati dalla Nadef per il 2024, con la stima di un Pil in aumento dell’1,2%. Ma per l’autunno, intanto, le previsioni sono tetre.