A sentire le dichiarazioni di Giorgia Meloni, grazie al suo governo l’Italia ha davanti a sé una vigorosa crescita economica al punto che qualcuno si è spinto a definirla “un nuovo miracolo economico”. Peccato che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Già perché la realtà dei fatti è molto meno rosea di quanto ci voglia far credere l’esecutivo visto che aumentano quotidianamente i campanelli di allarme. Dopo quelli della Banca d’Italia, del Fondo monetario e perfino di Confindustria, ieri si è aggiunto quello dell’Istat che ha messo nero su bianco la preoccupante frenata sui consumi.
Spendiamo di più per comprare sempre meno. I consumi degli italiani in caduta libera. L’Istat smonta le balle delle destre.
Il dato dell’Istituto nazionale di statistica fa riferimento al mese di giugno e mostra oltre ogni ragionevole dubbio che gli italiani, strozzati dall’inflazione che gonfia i prezzi a vista d’occhio e da paghe da fame, spendono più di un anno fa, riuscendo a portare a casa meno beni. L’Istat stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale dello 0,2% in valore e dello 0,7% in volume. Insomma una frenata evidente e generalizzata che smentisce mesi di propaganda delle destre secondo cui “va tutto bene” e “l’economia è in salute”.
Ma c’è di più. Sono in contrazione le vendite dei beni non alimentari (-0,7% in valore e -0,9% in volume) mentre quelle per i beni alimentari crescono in valore (+0,3%) ma diminuiscono in volume (-0,2%). Guardando al secondo trimestre del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,4%) e diminuiscono in volume (-0,9%). Guardando alle vendite dei beni alimentari, ossia prodotti di cui non si può fare a meno, si scopre che queste crescono in valore dell’1,1% ma calano in volume dello 0,9%.
Chiaramente non va meglio per i beni non alimentari che, essendo meno vitali, subiscono una frenata sia in valore, segnando -0,1%, sia in volume, con un fragoroso -0,9%. Sostanzialmente a giugno, le vendite al dettaglio sono aumentate del 3,6% in valore ma registrano un calo in volume del 3,5%. Davanti a dati simili, appare del tutto incomprensibile l’euforia della maggioranza che ha già eliminato il Reddito di cittadinanza – il quale ha indubbiamente spinto i consumi – e sta facendo da mesi una battaglia contro il salario minimo.
Da Assoutenti a Coldiretti appelli al governo e alle imprese per calmierare i prezzi gonfiati dall’inflazione
Chiaramente a fronte di una maggiore spesa da parte degli italiani, a sorridere è la grande distribuzione che registra un incremento del fatturato del 6,8% mentre i piccoli esercizi commerciali progrediscono dell’1,2%. “A giugno 2023 si registra un calo congiunturale delle vendite al dettaglio, determinato dalla dinamica dei beni non alimentari. A livello tendenziale, prosegue a giugno l’andamento già evidenziato nei mesi precedenti: a un aumento delle vendite in valore si contrappone una diminuzione dei volumi. Una tendenza analoga contraddistingue anche il complesso del primo semestre di quest’anno nel confronto con l’analogo periodo del 2022”, commenta l’Istat.
Dati drammatici che vengono confermati anche dall’analisi di Coldiretti secondo cui il caro prezzi haq costretto gli italiani a tagliare del 4,5% le quantità di prodotti alimentari acquistate nel 2023, pur trovandosi a spendere il 7,3% in più a causa dei rincari causati dall’inflazione. Uno scenario che spinge “gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,4%”, “risultato che evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità”.
Dello stesso avviso il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, secondo cui “gli italiani continuano a pagare di più per acquistare sempre meno”. Lo stesso poi chiede al governo di “accelerare sul paniere a prezzi calmierati” e lancia un appello a “produttori e industria a non fare ostruzionismo e ad attivarsi per il bene della collettività, sostenendo il paniere senza se e senza ma”.