I Comuni contro la legge Taglia Idonei: l’Anci chiede una deroga al governo

Il paradosso della legge “Taglia Idonei”: lo Stato congela chi ha superato i concorsi e la Pubblica Amministrazione rischia la paralisi

I Comuni contro la legge Taglia Idonei: l’Anci chiede una deroga al governo

Il governo chiude le porte in faccia a chi ha superato un concorso pubblico e lo fa con una legge che sembra più una scusa che una riforma: la “Taglia Idonei” voluta dal ministro Paolo Zangrillo, inizia a produrre i suoi effetti.  Il nome è già un programma: si mette un tetto al numero di idonei che possono essere assunti dopo i vincitori, limitandolo al 20%. Il risultato? Uffici pubblici a corto di personale e idonei costretti a guardare altrove nonostante abbiano superato tutte le prove.

Un concorso bloccato dalla burocrazia

La norma diventa ancora più assurda se applicata al concorso RIPAM Coesione Sud, che dovrebbe servire a rafforzare la macchina amministrativa del Mezzogiorno per gestire i fondi europei. Servono specialisti, servono subito, e invece si preferisce lasciare a casa chi ha già dimostrato di essere all’altezza. Gli enti locali rischiano di restare scoperti, mentre il governo continua a parlare di efficienza e semplificazione.

La questione non è passata inosservata. Il presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi, ha scritto al ministro Zangrillo per chiedere una deroga: il concorso Coesione Sud è una procedura speciale, con tempi serrati e necessità urgenti. E c’è un dettaglio che il governo sembra ignorare: secondo il Testo Unico del Pubblico Impiego (D.lgs. n. 165/2001), il limite del 20% non si applica se i posti assegnati ai singoli Comuni non superano le 20 unità. E indovinate? In questo concorso nessun Comune supera quella soglia. La norma, insomma, viene applicata dove non dovrebbe.

A sollevare il problema è anche il Comitato idonei Ripam Coesione Sud, che ha inviato una lettera alle istituzioni per denunciare le conseguenze della “Taglia Idonei”. Nel documento si sottolinea che l’esclusione di candidati già selezionati porterà a inefficienze negli enti locali, costringendoli a bandire nuovi concorsi con ulteriore spreco di risorse. Si ricorda inoltre che il mancato reclutamento potrebbe compromettere la gestione dei fondi strutturali europei e le tempistiche del PNRR, con il rischio concreto di perdere finanziamenti strategici.

La lettera del comitato ribadisce un punto chiave: mentre la pubblica amministrazione soffre di una carenza cronica di personale qualificato, si decide di tenere fuori chi ha superato le selezioni, con il paradosso di dover ricorrere a nuovi concorsi o a consulenze esterne, aumentando i costi invece di ridurli. Una decisione miope, che ignora le esigenze reali degli enti locali e dei ministeri coinvolti nella gestione dei fondi europei.

La spesa pubblica paralizzata dalla Taglia Idonei

Il problema non riguarda solo i candidati idonei esclusi, ma anche la qualità della spesa pubblica. I fondi europei destinati al Sud hanno bisogno di essere gestiti con competenza e rapidità. Ogni rallentamento amministrativo comporta ritardi nell’attuazione di progetti strategici, con ripercussioni dirette sullo sviluppo del territorio. La mancata assunzione di personale già formato rallenta le procedure, impedisce agli enti locali di essere efficienti e rischia di rendere vani gli investimenti previsti.

In un contesto in cui si chiede alle amministrazioni di essere più rapide e incisive, la scelta appare illogica. Si potrebbe pensare che l’obiettivo sia tagliare i costi, ma l’effetto è esattamente l’opposto: si dovranno spendere più risorse per indire nuovi concorsi, selezionare nuovo personale e formarlo, mentre gli idonei già pronti restano fuori. Se il governo non cambia rotta, gli effetti saranno prevedibili. Gli enti dovranno bandire nuovi concorsi, spendendo tempo e risorse inutilmente, mentre il Paese rischia di perdere fondi europei per incapacità amministrativa. La macchina dello Stato si blocca, il Sud resta indietro e a pagarne il prezzo sono i cittadini.

La domanda è semplice: si vuole davvero rafforzare la Pubblica Amministrazione o si preferisce svuotarla con regole senza logica? La risposta, finora, è tutta nei numeri: 2.200 posti messi a bando, migliaia di idonei pronti e un governo che sceglie di lasciarli fuori.