Le mafie più che sparare da tempo fanno business. E sono sempre più interessate a dettare direttamente le regole nei palazzi del potere, per ottenere immediatamente vantaggi e appalti. Una strategia che emerge in maniera inquietante anche dal dossier messo a punto dalla fondazione Openpolis, denominato “Fuori dal Comune” e utilizzato come primo atto per la costituzione di un osservatorio sugli enti pubblici commissariati. Il dato è inquietante: in Italia stanno diminuendo gli scioglimento dei consigli comunali dovuti a contrasti interni alle maggioranze politiche e aumentano quelli per infiltrazioni mafiose. Tanto che, al 25 novembre scorso, dei 107 Comuni italiani e delle due aziende sanitarie commissariati il 37% risultava appunto commissariato per mafia.
IL FENOMENO. Tra il 1991 e il 2019 sono state inviate delle commissioni d’accesso da parte dei prefetti, per appurare infiltrazioni mafiose negli enti locali, in 464 Comuni e aziende sanitarie e nel 72% dei casi è stato disposto lo scioglimento, scoprendo che a dettare legge erano ormai i clan e non i politici eletti dai cittadini. Disposti così 335 scioglimenti per mafia a carico di 258 enti, essendo alcuni enti stati sciolti più volte. Un fenomeno in crescita negli ultimi tre anni, con 21 commissariamenti nel 2017, 23 nel 2018 e 16 al 25 novembre 2019. Numeri destinati a crescere visto che nel Consiglio dei ministri del 2 dicembre scorso, ad esempio, su proposta del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, sono stati sciolti altri due consigli comunali, quello di Africo, in provincia di Reggio Calabria, e quello di Carmiano, in provincia di Lecce.
Negli ultimi dieci anni inoltre la media degli enti sciolti perché condizionati dai clan è stata di 14 l’anno a fronte dei 10,3 dei dieci anni precedenti. Le regioni più colpite dal fenomeno sono quelle del Sud. A partire dalla Calabria, in cui dal 1991 sono stati commissariati per mafia 117 Comuni e aziende sanitarie, seguita dalla Campania, con 109 commissariamenti e dalla Sicilia, con 81. Anche se ormai il fenomeno è preoccupante anche nelle altre regioni, in particolare in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, e una commissione d’accesso è stata disposta persino in Valle d’Aosta.
La situazione più pesante è poi quella della provincia di Reggio Calabria, con 67 commissariamenti e 6 Comuni commissariati per ben tre volte, seguita dalle province di Vibo Valentia e Catanzaro. Difficile, restando ai territori provinciali, inoltre la situazione nel napoletano, con 59 commissariamenti, seguito dal casertano e dal palermitano. Nella maggior parte dei casi infine i commissari vengono fatti lavorare per il massimo del tempo consentito, ovvero 24 mesi, prima di tornare al voto. La lotta ai clan continua ma gli appetiti delle organizzazioni criminali, a partire dalla camorra, dalla ‘ndrangheta, da Cosa nostra e dalla Sacra corona unita, crescono.