Lavoratori dipendenti trattati come autonomi. False partite Iva che svolgono, a tutti gli effetti, prestazioni con vincolo di subordinazione. Sottopagati rispetto alla qualità e alla quantità del lavoro svolto e, oltretutto, privi di ogni tutela contro i licenziamenti ingiustificati o di copertura in caso di malattia, infortunio e maternità.
“Una vera e propria piaga sociale non più tollerabile”, taglia corto la presidente della commissione Lavoro, Nunzia Catalfo (M5S), prima firmataria di un disegno di legge che punta ad assicurare a tutti i lavoratori, contrattualmente ed economicamente deboli, gli stessi diritti e le stesse garanzie di quelli dipendenti. Allo scopo di restituire dignità a migliaia di giovani costretti a lavorare in condizioni di precarietà ed esclusi da ogni tutela. Il ddl depositato a Palazzo Madama dall’esponente M5S, si legge nella relazione introduttiva, recepisce l’interpretazione “autentica” dell’articolo 2094 del codice civile che “accoglie la nozione di subordinazione fatta propria dalla Corte Costituzionale” con una sentenza del 1996.
E per effetto della quale, vengono ricompresi, nel concetto di contratto di lavoro, “tanto gli attuali rapporti di lavoro subordinato quanto i rapporti di lavoro parasubordinato, atipico, economicamente dipendente”. Marcando una linea di confine ben definita tra lavoro autonomo e subordinato. Ma non è tutto. Il disegno di legge M5S, “completa il processo di contrasto al falso lavoro autonomo definendo in maniera certa, uguale per tutti i rapporti di lavoro subordinato, e cogente il trattamento economico”, nel rispetto del principio costituzionale “della retribuzione proporzionata e sufficiente”. Stabilendo, inoltre, “l’obbligo che il compenso del lavoratore non sia inferiore a quello previsto da contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali”.
Insomma, una vera e propria dichiarazione di guerra contro il falso lavoro autonomo per eludere il vincolo di subordinazione. “Si tratta di una norma semplice e unica con la quale vogliamo dare più dignità, sicurezza e tutele a quei lavoratori, soprattutto giovani, che prestano la propria opera, a tutti gli effetti ,come dipendenti ma con formule contrattuali inadeguate che li escludono da ogni tutela contro il licenziamento illegittimo, dalla garanzia di un compenso adeguato e dalla protezione in caso di malattia, infortunio e maternità – spiega la Catalfo a La Notizia -. Quando la mia proposta diventerà legge tutti godranno degli stessi diritti”.
Si tratta, continua la presidente della Commissione Lavoro del Senato, “di un atto dovuto dopo anni di immobilismo da parte di chi ci ha preceduti”. Ma non è tutto. “In Italia ci sono milioni di lavoratori che, nonostante abbiano un impiego, vivono in condizioni di povertà, i cosiddetti working poor – aggiunge -. Oppure persone che si trovano di fronte alla gig economy, come i riders sulla cui regolamentazione il Governo sta lavorando, che hanno solo doveri ma nessun diritto”. Per non parlare delle “centinaia di infermieri, figure essenziali per la tutela della nostra salute, che lavorano a partita Iva per strutture convenzionate con la Pubblica amministrazione”. Una situazione insostenibile. “Ma adesso che alla guida del Paese ci siamo noi – conclude la Catalfo – questo non è più accettabile”.