I “buchi” olimpici rischiano di ricadere sulla collettività: l’allarme della Corte di Conti

Secondo la Procura della Corte dei Conti del Veneto, i costi delle opere rischiano di ricadere sugli enti territoriali. Cioè noi

I “buchi” olimpici rischiano di ricadere sulla collettività: l’allarme della Corte di Conti

Chi pagherà i costi delle Olimpiadi Milano-Cortina, se i calcoli “aleatori” della Fondazione sui ricavi dovessero rivelarsi errati? Che domande, la collettività. Cioè noi.

A dirlo, non sono i comitati di bellicosi ambientalisti (quelli che la Lega vorrebbe mettere in carcere fino a 27 anni), ma il report della Procura regionale della Corte dei Conti del Veneto, acquisito oggi agli atti dai pubblici ministeri di Milano che indagano per corruzione e turbativa d’asta sugli appalti della Fondazione Milano-Cortina 2026.

Un report che lascia pochi dubbi

“Non dovesse realizzarsi l’equilibrio economico auspicato, i debitori finali, chiamati alla copertura del deficit patrimoniale, saranno lo Stato italiano e gli Enti territoriali a vario titolo coinvolti, nella gestione dei Giochi Olimpici 2026”, si legge nel documento pubblicato venerdì 12 luglio a firma del Procuratore regionale presso la Corte dei Conti del Veneto, Ugo Montella.

Esiste “una certa aleatorietà sulla effettiva capacità” di far fronte alle obbligazioni assunte dalla Fondazione

“Nonostante gli auspici – si legge ancora – non si rivengono elementi di certezza sull’eventuale capacità di miglioramento economico dal business plan 2024 – 2026, redatto dalla stessa Fondazione”. L’ente organizzatore delle Olimpiadi invernali, secondo la procura contabile veneta, “soffre ad oggi di una certa aleatorietà sulla effettiva capacità” di far “fronte alle obbligazioni finora assunte” e “ai costi già sostenuti”.

Tra le cause, secondo la relazione della Procura contabile, anche il “complesso e mutevole assetto socioeconomico e politico nel quale la Fondazione medesima si trova ad operare”.

“Opere con parziale copertura finanziaria”

Nel documento di 39 pagine si trova anche un’analisi dei costi delle opere olimpiche e non. E, soprattutto, vi è l’allarme per il rischio che esse non vengono portate a compimento. “il valore complessivo delle opere” olimpiche (per il solo territorio veneto) è pari a 1,3 miliardi di euro di cui 892 milioni per opere sportive e 483 milioni per “opere infrastrutturali” aventi “solo parziale copertura finanziaria” e che, per questo motivo, vi è il “rischio elevato” che “non vengano portati a compimento”.

Il report inserito nel fascicolo che indaga sulla Fondazione olimpica

Numeri che ai pm di Milano, Tiziana Siciliano, Alessandro Gobbis e Francesco Cajani, che coordinano le indagini dei militari del Nucleo Pef della guardia di finanza, interessano per il filone d’inchiesta che ha aperto un faro sui bilanci della Fondazione che nel 2023 ha fatto segnare un risultato negativo per oltre 33,7 milioni e un deficit patrimoniale cumulato e “in costante peggioramento” da 107,8 milioni di euro in 3 anni.

“Pagheranno gli enti territoriali coinvolti”

Secondo l’ente, il ‘rosso’ verrà recuperato “grazie a risultati economici positivi da generarsi in prossimità della conclusione dei Giochi 2026”, scrive il Procuratore della Corte dei Conti veneta “ma soprattutto, sulla base delle garanzie” fornite dagli “enti territoriali coinvolti” e “quella prestata dallo Stato Italiano”.

Quella fondazione è pubblica, per i pm

Parole che i pm di Milano utilizzeranno per rafforzare la propria tesi sulla natura ‘pubblica’ della Fondazione MI-CO contro l’opinione del governo che ne ha ribadito la natura ‘privata’ (che farebbe venire meno i reati di corruzione e turbativa) con il decreto dello scorso 11 giugno.

Su questo tema è attesa nelle prossime ore la decisione del tribunale del Riesame di Milano che deve decidere se annullare o convalidare il decreto di perquisizione e sequestro dello scorso 20 maggio a carico dell’ex capo del digital dell’ente, Massimiliano Zuco, indagato con l’ex ad Vincenzo Novari e l’imprenditore Luca Tomassini.