L’ultimatum è più che chiaro: o proposte serie e a tutto vantaggio del pubblico o i Benetton possono anche dire addio alle concessioni autostradali. Questo è quello che il governo avrebbe imposto ai dirigenti di Atlantia e Aspi: entro la fine della settimana le società devono lavorare ad un nuovo piano che dia risposte esaustive sul piano delle risorse compensative, su quello delle sanzioni in caso di inadempimento, sulle manutenzioni e controlli e che contempli un nuovo piano tariffario. Un messaggio chiaro quello che i capi di gabinetto del ministero delle Infrastrutture e del ministero dell’Economia hanno ribadito all’ad di Aspi Roberto Tomasi, e a quello di Atlantia Carlo Bertazzo, nel corso dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio nella sede del ministero dei Trasporti.
Le proposte messe sul tavolo ad oggi da Autostrade per l’Italia, infatti, sono del tutto insoddisfacenti per il governo. Se le società del gruppo Benetton continueranno per questa strada, a quanto si apprende, la procedura di risoluzione della concessione ad Aspi è inevitabile. Un messaggio, d’altronde, che era stato espresso anche da Giuseppe Conte ieri in un colloquio con La Stampa: “O arriva una proposta vantaggiosa per lo Stato”, ha detto, “o procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche”. Se per mesi la decisione è stata rinviata, ora il governo, rassicurato anche dalla sentenza della Corte costituzionale, vuole accelerare i tempi. “La procedura di revoca è stata avviata”, ha continuato il premier, “e ci sono tutti i presupposti per realizzarla”. Quindi, la decisione sarà “entro questo fine settimana”. Ed “è una decisione di tale importanza che la porteremo in cdm”.
LA GIORNATA. Il vertice al Mit, convocato in mattinata, è iniziato poco dopo le 16 per terminare in serata. Al ministero sono arrivati gli amministratori delegati di Atlantia e Autostrade per l’Italia (Aspi), Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi. Per il governo erano presenti i capi di gabinetto e il segretario generale di Palazzo Chigi a fare le veci di Conte. Le proposte portate dagli uomini dei Benetton però sono state ritenute altamente insoddisfacenti e qui è scattato l’ultimatum. D’altronde anche il viceministro Giancarlo Cancelleri aveva fatto capire la chiara posizione pentastellata: “Chi è schierato per la revoca è il M5s, che chiede di andare fino in fondo per quella che da subito è stata una delle battaglie del governo gialloverde (e poi giallorosso). “Il governo”, ha dichiarato il viceministro a Radio Anch’io, “deve intervenire immediatamente, scrivendo la parola fine a questa vicenda che è davvero arrivata a battute finali. Non possiamo più aspettare”.
Proprio Cancelleri, poche settimane fa, aveva lamentato la lentezza del dossier e la scarsa comunicazione dentro lo stesso ministero. Il tema, d’altronde, è cruciale per i 5 stelle che per primi si sono impegnati nel promettere la revoca della concessione. E naturalmente divide le varie anime del M5s. “Dobbiamo andare avanti senza spot e con concretezza perché è su questo che i cittadini ci misureranno”, ha detto il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni. “Ahimè”, ha scritto su Facebook Alessandro Di Battista in riferimento al crollo del ponte Morandi, “l’Italia è terra di stragi impunite”. E, “d’altronde i ponti non vengono giù da soli ed il Morandi non è stato mica bombardato”. Ma anche nel governo la linea non è univoca. Chi continua a schierarsi contro la revoca è Matteo Renzi: “E’ il momento di passare dalle chiacchiere ai fatti”, ha dichiarato a la Stampa. “Dopo due anni non si può continuare ad urlare ‘revocheremo’ o ‘cacceremo i Benetton’. Perché è molto semplice, ma impossibile da farsi: basta col populismo degli annunci”. Spiace, ma sarà smentito dai fatti.