“No, Atlantia non ha intenzione di uscire da Aspi, ha riconosciuto gli errori e ora vuole avere l’orgoglio e la pazienza di rimediare, anche con altri soci. La nuova proposta nasce da un confronto durato quasi un anno in cui abbiamo ascoltato con attenzione le esigenze dell’esecutivo. Ci impegniamo a stanziare 3,4 miliardi suddivisi tra oneri di ricostruzione, riduzione modulare dei pedaggi e ulteriori manutenzioni delle infrastrutture, tutti elementi a nostro carico”. E’ quanto hanno detto a Repubblica, a proposito delle trattative in corso con il Governo, l’Ad di Aspi, Roberto Tomasi e il Ceo di Atlantia Carlo Bertazzo.
“Con il nuovo sistema di tariffe definito dall’Autorità dei Trasporti – dice Bertazzo – vengono remunerati gli investimenti realizzati, i pedaggi non saliranno più in rapporto all’inflazione. Su 14,5 miliardi investimenti abbiamo accettato un tasso di rendimento del capitale del 7,09% pre-tasse anche su opere complesse come la Gronda di Genova e il nodo di Bologna”.
“Già dal 6 febbraio scorso – dice Bertazzo – abbiamo aperto alla possibilità di diluirci a favore di soci terzi, sotto il 51% ma a condizioni di mercato e nel rispetto dei soci di minoranza Allianz e Silkroad. Atlantia per raggiungere un accordo e sbloccare questa situazione è disposta a rinunciare a una parte dei suoi diritti di opzione in presenza di un aumento di capitale. Sempre che i nuovi soci condividano il nostro piano di trasformazione della società, comunque migliorabile”.