Confindustria scende in campo contro la modifica dei trattati internazionali che regolano i rapporti tra Italia e Francia sull’Alta Velocità. “Se passasse l’idea che l’Italia è un paese dove i governi che si succedono possono rivedere gli accordi internazionali, questo ci porterebbe a un immediato isolamento in molti altri campi. Cosa che, per un’economia che dipende per oltre il 30 per cento del suo Pil dall’export e non ha una dimensione economica, politica e demografica sufficiente per giocare sullo scacchiere internazionale un ruolo autonomo, significherebbe il declino”.
Il monito lo ha lanciato ieri Centro Studi dell’Associazione degli Industrali con una nota dal titolo Oltre l’Analisi Costi-Benefici. “La mancata realizzazione di un progetto così importante come la Tav – dice Confindustria – determinerebbe effetti rilevanti in termini di costi diretti (penali, perdita di finanziamenti stanziati, occupazione nei cantieri) e indiretti (minori investimenti collegati all’opera, minore attivazione di occupazione, mancato impulso economico all’area interessata dal progetto, costi reputazionali).
In particolare, tra i costi diretti vanno annoverati le spese per liberare i cantieri che attualmente sono in attività, le somme da destinare al ripristino ambientale, la messa in sicurezza delle opere finora realizzate, la restituzione dei finanziamenti comunitari già erogati, gli indennizzi per la rescissione dei contratti in corso. Inoltre, si dovrebbero includere il probabile contenzioso con la Francia, in relazione a opere già realizzate.