Che la botta (più che il caos) Capitale abbia fatto male, è fuor di dubbio. E nonostante nei corridoi dei palazzi, tra assistenti e parlamentari, si professi tranquillità, la bufera del Campidoglio ha lasciato il segno. Non è un caso che Beppe Grillo, dopo il “passo di lato”, sia risceso prepotentemente in campo, riprendendosi il centro della scena a 5 Stelle. E allora, dopo il post che ha anticipato (e indirizzato) il “no” di Virginia Raggi alle Olimpiadi, è arrivata la decisione sul direttorio nazionale: la struttura di coordinamento, composta da Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Carla Ruocco, Roberto Fico e Carlo Sibilia, deve essere modificata. Nessuna sconfessione, almeno in teoria, ma un allargamento sì. “Non c’è ragione per cacciare nessuno – dicono a La Notizia fonti vicine ai 5 Stelle – però che sia necessario un allargamento e un riposizionamento di deleghe, quello è certo”. A cominciare dal leader in pectore. Sembra infatti scontato che il vicepresidente della Camera perda la delega agli enti locali. Ufficialmente perché “occorre che sia soltanto uno, all’interno del direttorio ad occuparsene”. Ma è la lettura sintomale, quella tra le righe, qui a fare la differenza: dopo la polemica sulla mail incompresa, non ci si può permettere figuracce. Insomma, una sorta di cartellino arancione (più che giallo) di Grillo a Di Maio.
CHI ENTRA
Ma la riassegnazione di deleghe apre un’altra partita decisiva. Quella delle nomine interne al Movimento. Chi entrerà nel nuovo direttorio? I nomi che circolano sono tanti e diversi. E, come spesso capita in questi casi, spesso dietro c’è solo il gusto sadico di bruciare qualche inconfessato rivale in Movimento. Quel che pare certo, però, è che l’allargamento della struttura di coordinamento potrebbe essere l’occasione per riequlibrare il direttorio tra deputati e senatori. I nomi in ballo sono, ovviamente, quelli di peso. A cominciare da Barbara Lezzi, non a caso la prima a chiedere un cambio al vertice, e Alberto Airola, forte della vittoria alle comunali di Torino. Ma è possibile che, dopo l’esperienza del mini-direttorio, entri nella struttura di coordinamento anche Paola Taverna. C’è chi, poi, avanza insistentemente il nome di Mario Michele Giarrusso, altro pentastellato gradito a Grillo. Resta caldo il nome di Nicola Morra, anche se – dicono i ben informati – dopo la debacle delle regionali 2014 in Calabria (M5S prese il 3%), ha perso non pochi punti nelle gerarchie di vertice.
FUORI DAL CERCHIO
Ma non sono esclusi coup de théâtre. Accanto ai senatori, infatti, potrebbero entrare altri deputati (a cominciare da Roberta Lombardi, l’unica uscita indenne dalla vicenda romana) o anche consiglieri regionali. In questo caso i nomi caldi sono, Massimiliano Bugani, Alice Salvatore e il siciliano Giancarlo Cancelleri. “Che poi – però – dovrebbe pure correre alle regionali come presidente”. Un’altra incognita di cui tener conto.