“Io credo che il Movimento 5 Stelle debba uscire dal governo Draghi oggi stesso”. Non poteva essere più tranchant di così l’eurodeputato pentastellato Dino Giarrusso: “Non possiamo continuare a stare in un governo che puntualmente manca di rispetto alla prima forza politica del Parlamento”, spiega a La Notizia.
Quando crede che il premier abbia mancato di rispetto ai 5S?
Faccio un esempio su tutti: io trovo intollerabile, e lo dico da attivista oltreché da eurodeputato, che il presidente Draghi venga in Europa a criticare il superbonus, un provvedimento che la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha elogiato tanto da esortare gli altri Paesi a fare altrettanto. Noi dobbiamo farci rispettare: se è complicato farlo, è meglio che la prima forza del Parlamento esca dalla maggioranza e dica ‘miei cari, il governo fatevelo da soli’.
Anche sull’elezione del presidente della commissione Esteri molto rispetto sembra non ci sia stato…
“Assolutamente no. È evidente che c’è una strategia da parte di alcuni partiti per far fuori il Movimento cinque stelle e Conte. Da questo punto di vista sono solidale con Conte. Però, siccome non ho peli sulla lingua e cerco di essere sempre trasparente, le dico anche altro”.
Prego.
“Mi duole dire che quando si devono avere i voti di forze politiche avverse, si deve avere certezza che il nome proposto sarà sostenuto. Temo che optando per un brevissimo senatore che però non era nemmeno membro della commissione abbiamo servito su un piatto d’argento -agli scorretti cui alludeva Conte- l’occasione per affossarci. Mi spiace che dei colleghi abbiano reagito male a questa mia critica onesta, perché è la realtà dei fatti a dirci il risultato della candidatura Licheri: ora la Presidente è Stefania Craxi”.
Qualcuno dice, però, che se da una parte Conte alza la voce, l’ala governista non è disposta a uscire dalla maggioranza…
“Guardi, queste sono cose che ovviamente riguardano i colleghi parlamentari. Io parlo da attivista: non è un problema di governisti o non governisti. Il punto è che è inaccettabile per me restare all’interno dell’esecutivo a queste condizioni. Non possiamo essere quelli che subiscono sempre”.
Continua, intanto, la riorganizzazione del Movimento. Ciononostante alle prossime amministrative il M5S rinuncerà a correre in varie città. Come giudica la scelta?
“Una follia. Roba da pazzi. Guardi, penso alla mia Sicilia: in una regione in cui il Movimento aveva sfiorato il 50% delle preferenze, oggi si ritrova a correre col simbolo in tre città su 126 che vanno al voto. Ma come si pensa di tornare sul territorio? In che modo lo si vuole fare se si rinuncia ad avere consiglieri comunali o di circoscrizione? Questa cosa è intollerabile”.
Alcuni dicono che è stata una scelta derivante dalla necessità di riorganizzare prima i territori.
Le ripeto: è inconcepibile. In Sicilia succedono cose folli: a Palermo 4 dei nostri parlamentari – tra cui anche il nostro capogruppo in regione – ed un sottosegretario in carica, stanno spingendo pubblicamente il candidato di un’altra lista concorrente al Movimento, che peraltro essendo condannato è incompatibile coi nostri valori, ed infatti è stato stoppato da Conte quando era stato proposto per la nostra lista. Come diavolo devono sentirsi i nostri candidati al consiglio comunale? È peraltro un comportamento esplicitamente vietato dallo statuto che ha scritto Conte: io ho segnalato la cosa a lui in persona, che però non si è degnato nemmeno di rispondermi. Inoltre il capogruppo all’ARS Di Paola ha assunto arbitrariamente, senza consultare la base e senza essere stato nominato da nessuno, la funzione di referente regionale, andando addirittura a nominare il proprio assistente personale al tavolo con PD e Fava. Ma cosa c’entra questo comportamento arrogante con i valori del M5S? Che rispetto c’è per gli iscritti se accadono queste cose? Abbiamo paura della democrazia interna, adesso?”.
C’è un responsabile per la gestione delle vicende locali?
“Dietro questa debàcle nella presentazione delle liste e anche dietro la scelta di Licheri quale candidato in commissione esteri, c’è la vicepresidente Paola Taverna: in qualunque partito al mondo, chi firma tali sconfitte quantomeno valuta il suo operato…”.
Mi scusi, ma Conte che dice?
“Non lo so, e me ne cruccio. Come le ho detto ho provato ad informarlo su tutto, ma per ora neanche mi ha risposto”.