Giugno 2022. A far deflagrare i rapporti già deteriorati tra Mario Draghi e Giuseppe Conte fu una rivelazione del sociologo Domenico De Masi che la diceva lunga sul rapporto stretto tra lo stesso Draghi e il garante del M5S, Beppe Grillo.
“Grillo mi ha raccontato che Mario Draghi gli ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal M5S, perché inadeguato”, disse De Masi in un’intervista rilasciata a il Fatto quotidiano.
Ieri Conte ha ristabilito la verità dei fatti e ha inchiodato Grillo alle sue responsabilità. Il fondatore ha definito Conte “il mago di Oz”. L’epiteto, spiega il leader del M5S, “nasce da quel rapporto personale” di Grillo “con Draghi. Mi sfottevano insieme un po’ velenosamente. Io non ne ho fatto mai una questione personale e durante il governo Draghi ho “solo “difeso le battaglie politiche” del “partito di maggioranza relativa”.
Grillo accusa Conte di fare giochetti come la Dc ma ad averli fatti è lui con Draghi
Grillo ha sostenuto che il Movimento 5 stelle “si è trasformato in un partitino progressista con questi giochetti che non faceva neanche la Democrazia cristiana vent’anni fa: io ti appoggio il candidato Pd alle regionali in Liguria e in Emilia e tu mi appoggi il ‘caggiafà’ con l’autobus in Campania”.
Ma il garante si guarda bene dal ricordare che fu lui a benedire l’ingresso del M5S nel governo Draghi dalle larghissime intese, con dentro (quasi) tutti i partiti, dalla Lega al Pd. Altro che giochetti della Dc. E fu quello il peccato originale che ha dissanguato in questi due anni il M5S.
Tra Beppe Grillo e la comunità “si è rotto qualcosa altrimenti” gli iscritti non avrebbero “mai deciso di votare la cancellazione della figura di garante”, spiega Conte.
A suo avviso ciò è successo perché “c’è stato un momento in cui Grillo ha detto ‘Draghi il grillino’, ‘Cingolani l’elevato’. Lui ha fatto il grande errore politico di costruire un rapporto personale con Draghi anteponendo questo rapporto alla rappresentanza politica di una intera comunità”.
E ancora: “Grillo si è lasciato irretire da questo rapporto, altrimenti Draghi non gli avrebbe mai proposto di abbandonare Conte e la comunità a favore di Di Maio e la scissione”.
Il vecchio M5S è morto ma i suoi valori sono vivi più che mai
Su un punto il garante non sbaglia. “Grillo ha ragione in un certo senso, il M5S fondato da lui” è “morto, ma non sono morti i principi e valori perché c’è stata una rifondazione” da parte degli “iscritti”, ha chiarito Conte.
“Quando ci sarà un contenzioso in tribunale anche per invalidare questo percorso costituente, che di trasparente non ha nulla, vedremo cosa decideranno i magistrati del tribunale”, minaccia Danilo Toninelli, del collegio dei probiviri M5S.
“Ci sarà un’azione sulla proprietà del simbolo, che è di Grillo e di cui Conte ha solo l’utilizzo. E poi, secondo me, Grillo può impugnare anche le votazioni e si vedrà come e quando e perché sono stati cancellati 80-90 mila iscritti”, dice ancora.
Ma Conte non ha paura. “Non esiste un Grillo depositario di un movimento politico alternativo. Se una comunità deciderà di cambiare il simbolo lo faremo ma non è nella sua disponibilità”, dice.
Il simbolo, insiste, “è stato registrato da Di Maio a nome del M5S e per i partiti politici vale l’uso consolidato del simbolo. Non è di Grillo e non è di Conte”.
Il M5S atteso alla prova del voto bis
Da oggi all’8 dicembre gli iscritti al M5S torneranno a esprimersi proprio sull’eliminazione del ruolo del garante.
Rivotare sulle norme statutarie, spiega Conte, è “una anomalia perché già abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti. Il problema però è che c’è una clausola del vecchio statuto e Grillo ha voluto rivendicare questo diritto, privilegio” di chiedere una nuova votazione.
“E’ una di quelle clausole che la comunità ha voluto cancellare”, ora “per l’ultima volta la dovevo applicare”. “Avremmo potuto testarne la legittimità, ci sarebbe stato un contenzioso legale ma io non faccio più l’avvocato….”, conclude il leader dei pentastellati.