Huggy Wuggy è un videogioco che sta diventando molto virale, anche in Italia. Tuttavia, dalla Polizia Stradale è scattato l’allarme sui contenuti che non sono da consigliare ai bambini in particolare.
Huggy Wuggy: cos’è
Hugyy Wuggy è un videogioco horror disponibile sui vari dispostivi Apple o Android. Si tratta di un horror escape room per i più giovani in cui Huggy Wuggy compare all’improvviso – nei famosi jump scare – mentre il giocatore deve risolvere degli indovinelli per fuggire dalla fabbrica di giochi Playtime&co della quale Huggy è la mascotte.
Perché è pericoloso secondo la Polizia postale
Il personaggio protagonista del videogioco può fare paura, soprattutto ai più piccoli, e le parole della sua canzoncina non sono certo confortanti.
Il gioco è diventato molto virale ma in Italia il problema è stato amplificato dalla presenza del pupazzo sul canale YouTube dei Me contro Te, ovvero Luigi Calagna e Sofia Scalia. Così, la Polizia Postale ha lanciato l’allarme sui contenuti dedicati ad Huggy Wuggy. Il pupazzo blu dai denti aguzzi spaventa i bambini perché è un personaggio horror che vuole uccidere il protagonista del videogioco, con i quali i bambini si identificano. “Ci sono paure che sono fisiologiche, penso soprattutto alla paura del buio – ha spiegato l’esperta della polizia postale, la psicologa Cristina Bonucchi – Ma se vengono stimolate da fenomeni come questo il rischio è di avere dei bambini molto spaventati”.
“Non ci sono esigenze preventive di tipo criminale – sottolinea il direttore della polizia postale Ivano Gabrielli, – ma studiando i video e le attività in rete abbiamo ritenuto opportuno dare un alert prudenziale per sensibilizzare le famiglie rispetto a quello che è un contenuto pericoloso per i bambini al di sotto dei tredici anni”. “Diversi specialisti clinici e la stessa polizia britannica, – aggiunge, – hanno evidenziato la necessità di fare questa opera di sensibilizzazione e la Polizia Postale ha dato il suo contributo”.
“Ma sottolineare la pericolosità per i più piccoli di Huggy Wuggy – conclude Gabrielli – è anche l’occasione per sensibilizzare i genitori sui contenuti che in generale i loro figli guardano in rete: bisogna navigare con loro, educarli a una navigazione consapevole e fornirgli gli strumenti giusti per orientarsi e capire quel mondo”.
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