Il modello di Rodrigo Duterte è Adolf Hitler. Come il leader nazista ha sterminato gli ebrei, così il presidente delle Filippinvuole uccidere i tossicodipendenti. “Hitler ha sterminato tre milioni di ebrei. Nelle Filippine ci sono adesso tre milioni di tossicodipendenti. Sarei felice di sterminarli”, ha detto Duterte, dimostrando di non conoscere nemmeno il vero numero del genocidio ebreo (le vittime sono infatti sei milioni), ma confermando di voler usare qualsiasi metodo per liberarsi delle persone che fanno uso di droghe. Già nelle scorse settimane aveva reso delle dichiarazioni deliranti. “Il problema è che non ho potuto ucciderli tutti, anche se avrei voluto. Non sapevo che ci fossero così tante persone immischiate nel narcotraffico e che avessero anche contatti con membri del governo”, ha detto il 19 settembre nel corso di una conferenza stampa.
Il presidente filippino è stato protagonista di una violenta campagna di polizia contro l’uso di stupefacenti. Da quando è al potere la poliza ha ucciso almeno 1.250 presunti spacciatori: e circa lo stesso numero è sotto indagine, facendo a pezzi qualsiasi diritto. Duterte, 71 anni, è stato eletto promettendo proprio un grande impegno contro il narcotraffico: nell’arcipelago la droga è una piaga, con circa il 2% della popolazione che ha avuto problermi con sostanze stupefacenti. Ma nessuno poteva immaginare l’impiego di metodi tanto violenti. Il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lauder, ha definito “rivoltanti” le dichiarazioni del leader di Manila. Difficilmente questa presa di posizione modificherà le convinzioni di Duterte.