di Marco Castoro
Si chiama Lewis in onore del figlio del vento, il grande Carl Lewis. Ma per Hamilton ce ne vorrebbero di folate di bora per spazzare via il suo alone di anima nera dello sport. Il pluricampione del mondo della Formula 1, infatti, non è un mito ma un mitomane. Che i piloti siano tutti un po’ toccati, stravaganti, incoscienti e irriverenti è risaputo, ma Hamilton supera ogni limite. I suoi atteggiamenti lo trasformano in un’icona del vizio, del male, del lusso sfrenato, dell’arroganza, della maleducazione, del cattivo gusto (visto anche il suo look). Poco a che vedere con i valori dello sport. Quelli veri. Sani. Da trasmettere ai più giovani.
VITA SPERICOLATA
Hamilton non ha amici e non vuole averne. Ripete continuamente che l’unico vero amico che ha è il suo cane. Con le donne non è che vada poi tanto meglio che con gli amici. Le colleziona, rompe i rapporti, le cambia come fa con le gomme a ogni pit stop. Anche dai colleghi si fa poco amare. Ma non perché vince spesso. Bensì perché è spocchioso, odioso, rancoroso. È capace di offendere chiunque. Non sa farsi volere bene da nessuno. Siamo convinti che perfino il suo già citato cane si sia pentito di avergli dato l’amicizia. Il rispetto lo merita solo quando entra nell’abitacolo della sua Mercedes. Lì sì che si dimostra un grande. I suoi gesti e le sue frasi lasciano di stucco. Fanno elevare continuamente il quoziente di stupidità del suo cervello. Al compagno di squadra Rosberg ne ha fatte e dette di tutti i colori. Gli ha pure tirato il cappello dopo averlo sconfitto. Hanno litigato per tutta la stagione. Quando gli si chiede quale avversario tema fa lo spavaldo. Dice che lui teme solo se stesso. Non gli altri. Della serie “io so io e voi non siete un ca…”.
Un altro esempio di cattivo gusto e di cinismo l’ha sciorinato quando ha chiamato in causa Schumacher, bloccato nel suo letto di sofferenza. «Non ho mai fatto – ha detto – le cose delle quali Michael si era reso protagonista per vincere un Mondiale. Io, piuttosto, mi sono sempre imposto grazie alle mie capacità naturali». Si riferiva agli incidenti in gara del tedesco che gli spianarono il successo. Mentre sullo sciagurato incidente con gli sci di Michael ha aggiunto: «Tutte le cose accadono per un motivo». Un vero signore, non c’è che dire.
Comunque Schumacher in quanto a vittorie gli dà ancora una pista (anche Prost ha vinto più gran premi di lui).
Dopo l’ultima corsa della stagione ha postato la foto del suo festino e della sua sbronza. Forse perché la gara di Abu Dhabi l’ha vinta Rosberg. Le sue fiamme ardono e si consumano come una candela. L’ultima, in verità, ora arde tra le braccia del tennista bulgaro Grigor Dimitrov, che a 24 anni si spupazza Nicole Scherzinger, la 37enne cantante americana, l’ex di Hamilton appunto. Ma al pilota britannico importa davvero poco, visto che può consolarsi facilmente con nuove compagne di viaggio e soprattutto con gli oltre 46 milioni di euro l’anno che guadagna (sponsor esclusi).
I VALORI DI BAGGIO
Se Hamilton è l’anima nera c’è un grande campione che invece sta commuovendo tutto il web con una sua lettera aperta ai giovani, ricca dei valori della vita e dello sport. È Roberto Baggio che in soli cinque consigli spiega ai ragazzi gli ideali da seguire e ascoltare dentro di sé. A cominciare dalla passione, dalla gioia e dal coraggio, che se seguite bene portano al successo, il quale non arriva mai senza sacrificio. «Se seguite gioia e passione – scrive Baggio – allora si può parlare anche del successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra società. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale sia per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio».
Beh, ora spiegatelo a Hamilton.