Dopo l’Ucraina anche il Medio Oriente. Nel conflitto che ci avvicina sempre di più ad una guerra mondiale l’Italia è attivamente impegnata per evitare un’escalation. Come? Il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani si è subito recato a Tel Aviv dopo l’attacco di Hamas a Israele sabato scorso, costato la vita a oltre 1.300 persone, e ai bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, dove ci sono stati 1.800 morti.
“Noi vogliamo la pace, siamo per due popoli due Stati”, ha detto il titolare della Farnesina, dopo aver incontrato l’omologo israeliano, Eli Cohen, e il presidente di Israele, Isaac Herzog. “L’Italia ci tiene a essere portatrice di pace. Ho ribadito queste idee al presidente Herzog”, ha proseguito. Il titolare della Farnesina ha aggiunto: “Ho ricevuto apprezzamento per il ruolo dell’Italia, Paese amico di Israele e che ne difende l’integrità territoriale”.
L’Italia sta cercando il dialogo con i Paesi arabi affinché “si facciano portavoce e possano convincere Hamas a evacuare donne, bambini e anziani”, ha dichiarato Tajani da Amman. Le iniziative diplomatiche si stanno susseguendo in questi giorni e hanno tutte come obiettivo quello di far tacere le armi e preservare la sicurezza dei civili, evitando di estendere il conflitto ad altri attori regionali, in primis il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, i cui vertici ieri hanno incontrato il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amirabdollahian.
Per giungere a una de-escalation in Medio Oriente “vi sono tante iniziative. Bisogna vedere se Hamas intende rispondere positivamente. Mi pare che abbia risposto negativamente all’Egitto, dimostrando che Hamas vuole la guerra e vuole farsi scudo della popolazione palestinese”, ha affermato il ministro Tajani. “La guerra è un momento duro per la popolazione civile, come lo è in Ucraina. Bisogna lavorare per la pace”, ha proseguito, indicando la necessità di fare in modo che “la popolazione civile che non c’entra con Hamas non paghi” per colpa di questo movimento “le conseguenze amare”.
E poi giù con dei paragoni che in questi casi sarebbe meglio evitare: “Il movimento islamista palestinese Hamas è come lo Stato islamico (Is), come le SS naziste (organizzazione paramilitare del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, attiva dal 1925 al 1945), come la polizia segreta di Stato tedesca (Gestapo), fanno le stesse cose, sono terroristi e assassini”, ha affermato il titolare della Farnesina, che durante la sua permanenza in Israele ha visitato luoghi devastati dall’attacco.
Come con l’Ucraina
“Non ci sono parole”, ha detto, dopo “aver visto immagini drammatiche, scene che nessuno vorrebbe mai vedere. Uomini che si comportavano peggio dei criminali”. Per poi sbilanciarsi: “Israele ha diritto a difendersi e mi auguro che la reazione sia proporzionata all’attacco subito” da Israele. A Tel Aviv, inoltre il ministro Tajani ha ribadito la solidarietà dell’Italia e l’impegno per la difesa dell’integrità di Israele e del diritto a esistere: “Nessuno può pensare di cancellare Israele dalla carta geografica”.
Da Tel Aviv, il capo della diplomazia ha messo in guardia anche dall’estensione del conflitto in corso tra Israele e Hamas, in particolare sul fronte settentrionale, al confine con il Libano. Un attacco di Hezbollah a Israele “sarebbe una terribile iniziativa, destinata a infiammare l’intero Medio Oriente”, ha detto. “Credo sia giusto che Hezbollah rimanga dentro i confini del Libano”, ha aggiunto.