Hamas chiede di tornare a trattare la pace per Gaza ma Bibi risponde inviando i tank nella Striscia

Hamas chiede di tornare a trattare la pace per Gaza ma Netanyahu risponde inviando i carri armati nella Striscia

Hamas chiede di tornare a trattare la pace per Gaza ma Bibi risponde inviando i tank nella Striscia

Quando sembrano ormai del tutto naufragate le trattative di pace tra Hamas e Israele, con il primo che continua a chiedere un ritorno al tavolo negoziale e il secondo che rifiuta categoricamente, sulla Striscia di Gaza piovono le bombe, con il consueto carico quotidiano di morti e feriti. Una spirale d’odio che appare impossibile da arrestare, nonostante le aperture del movimento palestinese che, attraverso un alto funzionario, ha ribadito di essere “pronto a rimettere in carreggiata l’accordo per la tregua”.

Tuttavia, l’intransigenza dell’amministrazione di Benjamin Netanyahu si è manifestata con l’annuncio dell’ampliamento dell’offensiva militare: colonne di carri armati e veicoli corazzati per il trasporto truppe sono entrati nell’enclave palestinese.

Secondo quanto riportato dal Washington Post, che cita fonti coinvolte nella pianificazione dell’operazione dell’IDF a Gaza, queste manovre potrebbero rappresentare l’inizio di “un’invasione e di un’occupazione completa di Gaza”, per la quale sarebbero necessarie “fino a cinque divisioni sul campo”.

Hamas chiede di tornare a trattare la pace per Gaza ma Bibi risponde inviando i tank nella Striscia

La possibilità di una tregua appare sempre più remota. Lo ha confermato il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, spiegando che Israele non ha ancora deciso se imporre un governo militare nella Striscia di Gaza. “La questione – ha dichiarato – non è stata ancora trattata dal nostro gabinetto”, lasciando intendere che l’opzione resta comunque sul tavolo.

Rispondendo alle critiche del Commissario europeo per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo cui “la ripresa dei negoziati è l’unica possibile soluzione al conflitto”, Sa’ar ha affermato che Israele “sta pienamente rispettando il diritto internazionale” e che, anche dal punto di vista degli aiuti umanitari, “non vi è stata alcuna violazione”. Il ministro ha sottolineato che “i 25.000 tir che Israele ha fatto entrare durante il cessate il fuoco con Hamas sono adeguati alle necessità della popolazione di Gaza”.

A proposito della recente interruzione dell’ingresso degli aiuti, ha aggiunto che la misura si è resa necessaria poiché tali forniture “vengono utilizzate da Hamas per finanziare i suoi attacchi e reclutare nuovi terroristi”.

La proposta di Al Sisi per rilanciare le trattative di pace

Nel tentativo di superare l’impasse nei negoziati, l’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi ha presentato una nuova proposta di cessate il fuoco, alternativa a quella statunitense, attribuita a Donald Trump, che prevedeva la deportazione dei palestinesi.

La bozza del Cairo, accolta positivamente da Hamas, prevede che il movimento palestinese fornisca “informazioni dettagliate e inequivocabili” sugli ostaggi – vivi o deceduti – in cambio della cessazione delle operazioni militari da parte di Israele, per permettere la ripresa delle trattative e giungere alla conclusione delle ostilità.

Tuttavia, la proposta egiziana non sembra interessare al governo israeliano, che continua a sostenere il piano promosso da Trump. A conferma di ciò, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato la creazione di un “ufficio per l’emigrazione volontaria dei residenti di Gaza interessati a trasferirsi in Paesi terzi”, che opererà in coordinamento con le organizzazioni internazionali e altri organi di governo.

A Gaza infuria la battaglia

Nel frattempo, mentre la diplomazia fatica a muoversi, nella Striscia si continua a combattere e a morire. Nelle ultime 24 ore, a causa dei ripetuti raid dell’aviazione israeliana, almeno 25 palestinesi sono stati uccisi. Particolarmente violento è stato l’attacco contro l’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud dell’enclave.

Qui tra le vittime spicca Ismail Barhoum, figura chiave di Hamas, che – secondo il ministro Katz, il quale si è congratulato con l’IDF per l’operazione – ricopriva da alcune settimane il ruolo di “primo ministro” de facto a Gaza. Il decesso è stato successivamente confermato dallo stesso movimento palestinese, che ha definito l’uccisione l’ennesimo tentativo di Israele di prolungare il conflitto e infliggere una severa punizione all’intera popolazione palestinese.