Passano i mesi, ma la tregua nella Striscia di Gaza sembra sempre più lontana. Malgrado le aperture di Hamas a un accordo e il pressing dei mediatori di Egitto e Qatar, che si dicono pronti a presentare una nuova proposta di pace, le forze armate israeliane (IDF) continuano a martellare l’enclave palestinese. Anzi, con il passare delle ore, le operazioni militari si intensificano, e con esse aumenta anche il numero di morti che, soltanto nelle ultime 24 ore — secondo quanto riporta la rete qatariota Al Jazeera — sono stati almeno 45, a cui si aggiungono un centinaio di feriti.
Che la pace sia lontana, e che la guerra rischi invece di allargarsi, lo si capisce dalle parole del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che, anziché parlare di un possibile accordo, ha preferito puntare il dito contro l’Iran. Con toni che ricordano quelli usati dai leader europei durante l’offensiva russa in Ucraina, il leader di Tel Aviv — su cui da tempo circolano indiscrezioni di stampa circa la volontà di colpire la Repubblica degli ayatollah — ha tuonato: “Il regime del terrore a Teheran rappresenta una minaccia non solo per il nostro futuro, ma per il destino dell’intera umanità. La lotta tra noi e l’impero del terrore determinerà il destino di tutte le società umane. Se Israele perderà questa battaglia, le nazioni occidentali saranno le prossime a essere colpite”.
Accuse e minacce cui hanno risposto funzionari iraniani, prima smentendo la tesi secondo cui l’Iran rappresenta una minaccia, e poi avvertendo Israele che, in caso di attacco, “la reazione sarà poderosa”.
Hamas apre al disarmo ma Israele se ne infischia e intensifica i raid su Gaza, mentre Netanyahu minaccia l’Iran e incendia il Medio Oriente
Dichiarazioni che gettano nel terrore l’intero Medio Oriente, dove si teme un’escalation imprevedibile e da condannare, specie alla luce delle parole di Hamas che, da giorni, ribadisce la disponibilità a fermare le ostilità. Come riferisce il movimento palestinese al quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, sarebbe ormai pronta una proposta di pace — già accettata dal gruppo — formulata dall’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi.
Il piano prevede una tregua di cinque anni, la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio del rilascio di numerosi detenuti palestinesi, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, l’ingresso degli aiuti umanitari e l’istituzione di un comitato tecnocratico per la governance civile nella Striscia. Ma non è tutto. La proposta dei mediatori egiziani include, per la prima volta in modo esplicito, la richiesta a Hamas di “deporre le armi” per tutta la durata della tregua.
Una condizione che il movimento, dopo aver rifiutato per lungo tempo, ha deciso di accettare, a patto che le armi restino in possesso dei miliziani e non vengano consegnate, come invece pretende Israele. Condizioni che, tuttavia, non sembrano ancora soddisfare Netanyahu, il quale continua a ripetere di voler “distruggere definitivamente Hamas” e la sua capacità offensiva, manifestando di fatto la volontà di proseguire quella che appare come una crociata personale.
L’ambasciatore di Israele dice che a Gaza nessuno muore di fame e scatena l’ira di Della Valle (M5S): “Si deve vergognare”
In tutto questo, la situazione a Gaza continua a precipitare. L’ONU ha infatti reso noto che, oltre allo stop degli aiuti umanitari che perdura da oltre un mese, l’IDF ora blocca anche la rimozione delle macerie, aggravando ulteriormente le già disastrose condizioni di vita dei palestinesi. Accuse alle quali ha risposto l’ambasciatore israeliano presso l’UE e la NATO, Haim Regev, sostenendo — in modo a dir poco incredibile — che nella Striscia “nessuno sta morendo di fame”.
A denunciare queste affermazioni shock è stato Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, con una dura nota in cui si legge: “Condanniamo nel modo più assoluto le indegne parole dell’ambasciatore israeliano presso UE e NATO durante una riunione congiunta della Commissione Esteri con le delegazioni UE-Israele e UE-Palestina. Haim Regev ha infatti affermato che nessuno sta morendo di fame a Gaza, che non è in corso nessuna strage e che, anzi, dovremmo ringraziare Israele per quello che sta facendo”.
Sempre Della Valle, concludendo il comunicato, ha precisato che si tratta di “parole gravi e negazioniste di un genocidio in corso a Gaza che ha pochi precedenti nella storia. La nostra solidarietà va al popolo palestinese per i continui e feroci attacchi dell’esercito israeliano, che mettono a repentaglio l’esistenza stessa del popolo palestinese”.