C’è un dato, incontrovertibile, che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha reso noto due giorni fa dopo l’incontro con il Comitato Tecnico-Scientifico: “Restiamo molto prudenti – ha detto alla stampa al termine del summit – ma, al momento, i dati sono positivi e questo ovviamente è confortante per tutti”. Secondo i dati raccolti, infatti, nelle prime due settimane di lezioni, dal 14 al 26 settembre, il personale docente che risulta contagiato è lo 0,047% del totale (349 casi di positività), si parla dello 0,059% (116 casi) per il personale non docente, per gli studenti la percentuale è dello 0,021% (1.492 casi).
Numeri chiari che testimoniano – al di là delle mille accuse e offese dirette alla ministra – che l’aumento dei contagi non può essere minimamente imputabile all’avvio dell’anno scolastico. Un avvio che, dunque, anche se tra mille difficoltà e angosce legittime, è stato monitorato e controllato in ogni sua parte. A cominciare dalla fornitura delle mascherine. Gli ultimi dati ci dicono che sono state distribuite oltre 612 milioni di mascherine e 663mila litri di gel. Cifre pazzesche che pongono l’Italia senza ombra di dubbio all’avanguardia in tutta Europa nella prevenzione e nel controllo anti-covid in aula.
LO STATO DELL’ARTE. Resta da capire, però, la ragione di problemi che in giro per l’Italia ancora emergono. Come sottolineato in diverse circostanze dalla stessa Azzolina ma anche da esponenti della maggioranza parlamentare, quel che manca è una piena uniformazione alle regole ministeriali da parte o delle Regioni o di singoli istituti scolastici. E questo, inevitabilmente, crea caos. Il caso più noto è quello scoppiato qualche settimana fa in Piemonte col governatore Alberto Cirio che avrebbe voluto che la temperatura fosse misurata a scuola e poi annotata in un registro. Alla fine non se n’è fatto nulla, ma il governo è stato costretto a minacciare di impugnare quella legge proprio per evitare problemi e incertezze che, inevitabilmente, comunque ci sono state. E ci sono tuttora.
Due giorni fa l’Ufficio scolastico di Latina aveva diramato una nota per i presidi affinché organizzassero in tutta la provincia lezioni a distanza, nota solo nella serata di lunedì ritirata per la netta posizione del ministero dell’Istruzione. Non va meglio in alcune realtà di Sicilia, Sardegna e Campania dove l’inizio scolastico ancora non è partito a causa di alcuni focolai di contagio scoppiati fuori e dentro gli edifici scolastici. Ma al di là di questo la constatazione che tutto, almeno da questo punto di vista, sta andando per il meglio arriva da Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Presidi Italiani: “Abbiamo la conferma del fatto che le regole di contenimento stanno funzionando: i contagi non si verificano a scuola ma nella vita extra scolastica a dimostrazione dell’impegno con cui i presidi e il personale tutto stanno facendo osservare le regole previste dal Protocollo”. Almeno loro.