di Franco Rossi
La guerra dichiarata tra le società del Comune di Roma. Nell’ “Iri” capitolina, si è aperta una lotta intestina tra Atac e Roma Metropolitane per l’esercizio della Metro C. A sferrare l’attacco è stato l’ingegner Luigi Napoli, direttore generale di Roma Metropolitane, che ha avanzato la proposta direttamente al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Sottrarre ad Atac l’esercizio della Metro C. Secondo Napoli, l’avvicendamento garantirebbe un servizio decisamente migliore, evitando di ripercorrere la triste storia della metropolitana la B1, che tanti problemi sta creando ai passeggeri. Per colpa, ovviamente del titolare dell’esercizio: Atac, appunto. Del resto le schermaglie tra le due società di Roma Capitale non sono una novità. In seguito ai continui disastri provocati dalla Metro B1, le due aziende si sono rimbalzate le responsabilità. Alla fine ci sono andati di mezzo i macchinisti e il personale che non avrebbero assimilato sufficientemente le nuove mansioni legate alla tecnologia degli impianti sotterranei. Alcuni lavoratori, inoltre, avrebbero rinunciato ai turni straordinari complicando ulteriormente le cose.
Per evitare, dunque, di ripetere gli errori del passato, in un momento delicato per l’immagine del primo cittadino, impegnato ad affrontare una nuova e delicata campagna elettorale, l’unica soluzione per salvare la faccia sul versante del trasporto pubblico locale sarebbe il cambio di gestione dell’esercizio. Via Atac, dentro Roma Metropolitane. Un’operazione difficile ma tecnicamente non impossibile. Basterebbe tra l’altro, modificare – sempre secondo i vertici di Roma Metropolitane – lo Statuto della società e il gioco sarebbe fatto. Tale ipotesi sembra non dispiacere nemmeno all’assessore ai trasporti di Roma Capitale, Maria Spena.
Al di là delle lotte intestine tra municipalizzate è evidente che il trasporto pubblico romano sta soffrendo e continuerà a farlo se non si mette mano a una seria riforma. Tanto per fare degli esempi, secondo alcuni studi un chilometro di trasporto pubblico locale in Italia costa 3,5 euro, contro i 2,6 della media europea. Nel nostro Paese, e Roma non rappresenta un’eccezione, sono le aziende partecipate a maggioranza dagli enti locali a detenere le quote di mercato più ampie. Per alcuni questa quota pubblica rappresenta una garanzia, per altri un difetto. Non va dimenticato che la normativa prevede, l’affidamento ai privati della gestione del trasporto pubblico locale. La decisione di affidare a terzi, parte della gestione dei trasporti rientra nel disegno generale di progressiva privatizzazione del servizio, favorito anche dai tagli pesantissimi che anche il comparto capitolino ha dovuto subire. Passeggeri a cui, per altro poco interessa lo scontro di potere tra Atac e Roma Metropolitane. Una guerra di potere, che potrebbe nascondere interessi colossali ma che, probabilmente non porterà nulla di buono per gli utenti.