di Stefano Sansonetti
Una vicenda a dir poco ingarbugliata, che coinvolge l’ambasciatore italiano negli Emirati Arabi Uniti, Giorgio Starace. E rischia di creare non pochi imbarazzi a Francesco Starace, amministratore delegato dell’Enel. Il quale, come la Farnesina e il colosso elettrico hanno confermato ieri a La Notizia, è il fratello del diplomatico. In mezzo finisce anche una delicata interrogazione parlamentare che prende di mira l’ambasciatore, chiedendo al ministero se non via siano gli estremi per una sua sospensione. Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno riferito che il diplomatico sarebbe indagato dalla procura di Reggio Calabria con l’accusa di favoreggiamento legata alla latitanza di Amedeo Matacena, l’armatore ex deputato di Forza Italia condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli stessi organi di stampa, però, non avevano citato il legame di parentela con il numero uno dell’Enel.
IL CONTESTO
Il tutto sarebbe partito dalle rivelazioni fatte alla Direzione distrettuale antimafia da Paolo Costantini, colonnello della Guardia di Finanza, fino a non molto tempo fa a capo dei servizi segreti ad Abu Dhabi. Costantini avrebbe accusato Starace di aver aiutato Matacena facendo pressioni sulle autorità di Abu Dhabi e non fornendo all’autorità giudiziaria italiana informazioni utili. Contesto e accuse gravi, per un quadro complessivo che lo scorso 15 ottobre l’ambasciatore ha smentito seccamente. “A seguito di accertamenti effettuati dal ministero degli esteri presso la magistratura competente per il caso Matacena e comunicatimi in data odierna”, ha detto il diplomatico tre giorni fa, “non risulta alcun procedimento giudiziario a mio carico”. Con la medesima dichiarazione ha definito del tutto privo di fondamento “un presunto coinvolgimento in una rete di protezione internazionale a favore di Amedeo Matacena”. Il fatto è che lo stesso 15 ottobre, come emerge adesso dagli archivi della Camera dei deputati, a Montecitorio è stata depositata un’interrogazione del vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, Claudio Fava (già Sel, ora nelle file di Libertà e diritti-Socialisti europei). Nell’incipit dell’atto Fava non sembra avere dubbi: “La procura della repubblica di Reggio Calabria ha iscritto nel registro degli indagati, con accusa di favoreggiamento aggravato, l’ambasciatore italiano negli Emirati Arabi Uniti Giorgio Starace”.
LA QUESTIONE
Da cosa trae Fava questa conclusione? Ieri La Notizia ha ripetutamente cercato di contattare il deputato, senza mai avere risposta. E’ però un fatto che lo scorso 17 settembre, nella Commissione antimafia di cui Fava fa parte, si sia svolta un’audizione di buona parte dei componenti della procura di Reggio Calabria che stanno conducendo le indagini sull’affaire Matacena, tra cui il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo e il sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio. I contenuti dell’audizione, è stato spiegato ieri, sono in gran parte secretati. E’ pubblicato solo un breve stralcio, senza nessun riferimento alla parte relativa al caso Matacena. Ma quella può essere stata l’occasione per approfondire alcuni passaggi. Nel resto dell’interrogazione Fava cita le ricostruzioni dell’inchiesta fatta dagli organi di stampa, ovvero il Corriere della Calabria e La Stampa.
LE POSIZIONI
Naturalmente La Notizia ha chiesto lumi al ministero degli esteri, ancora per poco guidato da Federica Mogherini. La Farnesina “conferma quanto detto dell’ambasciatore Starace e conferma che il ministero ha avuto riscontro dalla procura che l’ambasciatore non è sottoposto a indagine”. L’Enel, dal canto suo, precisa che sul punto “non c’è niente da dire” e rimanda a quanto affermato dall’ambasciatore stesso. Quanto ai possibili effetti della vicenda sugli interessi nell’area, la società fa sapere che negli Emirati Arabi Enel non è presente con particolari operazioni, “a parte collaborazioni tecniche sulle smart grids”. Ma nessuno si nasconde non pochi imbarazzi anche all’interno del gruppo. A questo punto non resta che aspettare la risposta del ministero in Parlamento.
Twitter: @SSansonetti