Dopo una decina di giorni di “dottrina Stoltenberg” per aumentare l’impegno dell’Occidente a supporto di Volodymyr Zelensky, la guerra in Ucraina sembra a un passo dalla temuta escalation. A dirlo sono un numero sempre crescente di ministri e premier dei Paesi UE che sembrano ormai rassegnati al peggio, a partire dal ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, secondo cui “bisogna essere pronti per la guerra entro il 2029 e questo perché non dobbiamo credere che Vladimir Putin si fermerà ai confini dell’Ucraina” e dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che continua a ripetere che bisogna evitare a ogni costo l’allargamento del conflitto.
Una convinzione diffusa e che sembra suffragata dai fatti, specie alla luce delle rinnovate minacce del Cremlino, ma che non scuote il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg: “Non vediamo alcun pericolo di un attacco imminente contro qualsiasi alleato NATO. Questa idea che ci sia una sorta di conto alla rovescia verso la prossima guerra è sbagliata. La NATO è qui per evitare che ciò accada, lo facciamo da 75 anni”. Parole tranquillizzanti che sembrano indirizzate ai leader europei, così da evitare che possano decidere di fermare il supporto all’Ucraina per il timore di finire invischiati nel conflitto.
Guerra in Ucraina, Stoltenberg chiede agli alleati maggiore impegno e li rassicura: “Non ci sono rischi escalation”. Ma Putin annuncia un’esercitazione nel mar dei Caraibi e lo sbugiarda
Il problema è che la NATO non sembra avere alcuna strategia per porre fine a questo sanguinoso conflitto, visto che Stoltenberg ha sostanzialmente chiuso le porte ai negoziati di pace: “Fino al 24 febbraio 2022 abbiamo cercato di avere un dialogo utile con la Russia. Ma dopo l’invasione su vasta scala non è più possibile. Non c’è spazio per un dialogo utile con la Russia. E non voglio speculare su quando sarà possibile di nuovo, ma finché continua a invadere un altro Paese non c’è modo di avere un dialogo utile con la Russia”.
Insomma, il senso è che bisogna continuare a combattere. Un pensiero condiviso dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, secondo cui “non ci saranno ancora negoziati di pace. Siamo ancora lontani da ciò finché la Russia crederà di poter raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia”. Il problema è che di questo passo il conflitto rischia davvero di deragliare, come fa notare il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che si è detto certo che “la NATO si sta avvicinando a una guerra”, che l’Ungheria “non vuole” e per questo ha ribadito che il Paese guidato da Viktor Orban “non parteciperà alle consegne di armi, né all’addestramento dei soldati ucraini, né al finanziamento” della guerra.
Guerra in Ucraina, il mondo vede avvicinarsi l’escalation
Quelle di Szijjarto sono parole comprensibili, perché la sensazione è che ci si stia lentamente preparando – o forse rassegnando – a un conflitto insensato. Del resto, il leader russo, Vladimir Putin, lo ha detto chiaramente in un’intervista all’Ansa e ad altre agenzie internazionali, spiegando che le ultime iniziative dell’Occidente, compresa la decisione di permettere a Kiev di colpire dentro i confini della Russia, ci stanno portando “su una strada di problemi molto seri”.
Per questo lo zar ha detto che Mosca ragiona sul diritto di reagire all’uso da parte di Kiev di missili occidentali contro il suo territorio, fornendo a sua volta le stesse armi “alle regioni del mondo da dove verranno sferrati attacchi a siti sensibili di quei Paesi che forniscono armi all’Ucraina”, vale a dire della NATO.
L’esercitazione russa che preoccupa gli Stati Uniti
Sempre Putin ha spiegato anche di non avere intenzione di attaccare l’Alleanza Atlantica: “Vi siete inventati che la Russia vuole attaccare la NATO. Siete diventati completamente pazzi? Guardate al nostro potenziale e a quello della NATO, non siamo scemi, la Russia non ha alcuna ambizione imperiale”. Poi, sull’uso eventuale di armi atomiche, ha ricordato che “la Russia ha una dottrina nucleare la quale prevede che tutti i mezzi possano essere usati soltanto per rispondere ad azioni che minacciano la sovranità e l’integrità territoriale del Paese”, aggiungendo di voler scongiurare una simile eventualità e ricordando che fino ad oggi solo gli Stati Uniti hanno usato sul campo di battaglia gli ordigni atomici.
Difficile dire se Putin sia stato sincero, anche perché mentre a parole sembrava allontanare scenari di guerra, nei fatti ha lanciato una nuova provocazione annunciando un’esercitazione militare nei Caraibi. Una prova di forza che gli Stati Uniti di Joe Biden reputano “preoccupante”, specie dopo che lo zar ha aperto a risposte “asimmetriche” per rispondere alle provocazioni dell’Occidente in Ucraina, e che per questo verrà monitorata da vicino dal Pentagono.