Dopo oltre quattro mesi di guerra incessante tra Russia e Ucraina nessuna attività diplomatica è riuscita nel suo intento. Non c’è l’ombra di una tregua. Le ultime speranze erano riposte in Papa Francesco, che dopo aver lanciato numerosi appelli al Cremlino per un cessate il fuoco, non è ancora riuscito ad incontrare Vladimir Putin.
Papa Francesco aveva detto di volersi recare sia in Russia che in Ucraina dopo il suo viaggio in Canada, previsto dal 24 al 30 luglio
Mosca, infatti, non è a conoscenza di contatti sostanziali in merito all’eventuale visita del papa, “un incontro del genere dovrebbe essere elaborato ai massimi livelli”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Papa Francesco aveva detto di voler visitare Mosca e Kiev dopo il suo viaggio in Canada, previsto dal 24 al 30 luglio.
Il Pontefice ha fatto sapere che ci sono stati contatti tra il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, su un possibile suo viaggio a Mosca. Ma “dovrebbe essere elaborata una visita al più alto livello, i preparativi dovrebbero precederla. Per quanto ne so, non ci sono contatti sostanziali su questo argomento”, ha sottolineato Peskov. Insomma la prospettiva non è rosea. Anzi.
L’Ambasciatore Zazo: “Non escludo che si possa arrivare a una guerra di logoramento e di attrito”
Sarà il presidente russo, Vladimir Putin, in persona a decidere quando “rallentare o cessare l’offensiva militare” in Ucraina, ha detto l’ambasciatore italiano in Ucraina, Pier Francesco Zazo, all’assemblea del Sindacato nazionale dipendenti ministero Affari esteri (Sndmae). “Non escludo che si possa arrivare a una guerra di logoramento e di attrito. È uno scenario possibile che potrebbe ricordare quanto avvenuto in Corea, ovvero arrivare ad una riduzione degli scontri militari e speriamo si possa arrivare ad una tregua e ad un cessate il fuoco”, ha aggiunto il diplomatico.
Secondo Zazo, “i negoziati per un futuro di pace si presentano molto difficili e complessi”. In questa fase, ha rimarcato il capo missione a Kiev, per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “è difficile fare concessioni territoriali”. “A causa delle migliaia di vittime della popolazione civile c’è un sentimento di odio generalizzato e l’opinione pubblica non accetterebbe concessioni territoriali”, ha proseguito Zazo ipotizzando costi pesanti per il Paese.
Inoltre gli ucraini ritengono che l’offensiva russa “non si fermerà al Donbass e punterà a Odessa e al controllo della fascia costiera del Mar Nero fino alla Transnistria e alla Bessarabia, bloccando l’acceso al mare e strangolando l’economia ucraina”, ha sottolineato l’ambasciatore. “Gli ucraini non si fanno illusioni. Pensano che Putin voglia fare tornare l’Ucraina sotto l’influenza russa in un’ottica di nuovo imperialismo”, ha aggiunto il diplomatico. “I miei interlocutori a Kiev ritengono che Putin sia rimasto prigioniero di questa visione distorta della realtà pensando che le popolazioni russofone fossero anche russofile”, ha proseguito il diplomatico.
Zelensky dal canto suo ha annunciato che il compito dell’Ucraina è fornire ai propri cittadini equipaggiamenti “basilari” contro gli attacchi missilistici entro la fine dell’anno. Ha chiesto la “comprensione” degli alleati occidentali perché forniscano il materiale moderno necessario allo scopo: “portare a termine questo compito non dipende solo da noi, dipende anche dalla comprensione da parte dei nostri alleati”, ha sottolineato Zelensky.
Intanto dal Cremlino fanno sapere che “per quanto riguarda il vertice del G20 di novembre, è stato ricevuto un invito ufficiale dal presidente indonesiano Joko Widodo rivolto al leader russo. Jakarta è stata informata dell’intenzione del presidente Vladimir Putin di partecipare. Il formato della partecipazione è ancora da valutare”. Sergey Lavrov guiderà invece in presenza la delegazione russa alla riunione dei ministri degli Esteri del G20 a Bali oggi e domani.