Archiviata la battaglia elettorale, adesso in Sicilia va in scena la lotta per le poltrone che contano, quelle dalle quali si muovono i fili dell’amministrazione regionale. La più importante è quella di segretario generale, responsabile di tutta la macchina organizzativa (con uno stipendio di circa 190mila euro). Non per niente intorno a essa, a pochi giorni dall’incoronazione di Nello Musumeci come nuovo presidente della Sicilia, si sta scatenando un’autentica bagarre. Diciamo subito che, come ha fatto intendere lo stesso Musumeci, l’attuale segretario generale Patrizia Monterosso, in sella dal 2012 e sempre confermata da Rosario Crocetta, è destinata a uscire di scena. Per lei, a quanto filtra, potrebbe essere in cantiere un ruolo da boiardo dell’Ars, nel caso in cui presidente del Parlamento siciliano dovesse ridiventare Gianfranco Miccichè, plenipotenziario forzista nell’isola. Insomma, la poltrona di segretario generale sta per essere messa in palio. E sono diversi, a quanto è possibile ricostruire, i profili in lizza per ricoprirla.
Il gruppo – Un nome le cui quotazioni sono molto cresciute nelle ultime ore, fino a occupare un posto in pole position, è quello di Massimo Russo, nato a Mazara del Vallo (Tp), già assessore alla sanità nella giunta di Raffaele Lombardo. Russo, che di mestiere fa il magistrato, oggi è giudice di sorveglianza a Napoli, ma in passato ha lavorato alla procura di Marsala all’epoca retta da Paolo Borsellino. In più è stato capo della sezione distrettuale di Palermo dell’Anm e vicecapo del Dipartimento organizzazione giudiziaria del ministero della giustizia. Secondo gli osservatori più attenti, Musumeci avrebbe già sondato Russo per il delicatissimo incarico. Ma sul perfezionamento dell’operazione ci sono alcune incognite. Lo stesso Russo, per dire, circa un anno e mezzo fa ha rinunciato a essere collocato fuori ruolo dal Csm per diventare commissario dell’Ospedale israelitico di Roma. Il passo indietro venne innescato dopo una polemica mediatica, a suo dire del tutto sterile, sulla questione degli stipendi. Insomma, anche in questo caso per Russo potrebbe riproporsi la trafila dell’immissione fuori ruolo, che tanto lo ha infastidito in tempi recenti. Altro nome che circola per la poltrona di segretario generale della regione è quello di Francesco Verbaro. Nato a Messina, dirigente generale in aspettativa dalla Presidenza del consiglio, Verbaro ha acquisito i galloni di super boiardo soprattutto tra il 2008 e il 2011, quando è stato segretario generale del ministero del lavoro allora guidato da Maurizio Sacconi (ex Pdl e Ncd). Nel corso del tempo, però, si è segnalato per un certa propensione a collezionare incarichi. Fino a non molto tempo fa era docente alla Scuola nazionale dell’amministrazione, mentre oggi risulta consulente dell’Iss (Istituto superiore di sanità) a 50mila euro l’anno, presidente del fondo Formatemp (sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione) e senior advisor di Adepp (associazione delle Casse di previdenza private). In più è inserito nel Comitato scientifico della Running Academy, scuola di alta formazione vicina alla società di lobbying Reti. Insomma, un carnet di scranni che per qualcuno è un po’ troppo ricco.
Gli altri – Altro nome che circola è quello del catanese Michele Corradino, consigliere di Stato, oggi componente dell’Anticorruzione. Anche lui super boiardo, vanta una certa trasversalità: è stato capo di gabinetto di ex ministri come il prodiano Giulio Santagata, la berlusconiana Stefania Prestigiacomo e il montiano Mario Catania. Nel gruppo dei papali ci sarebbe poi Fulvio Bellomo, attuale capo del Dipartimento infrastrutture della Regione, assurto l’anno scorso agli onori della cronaca per essersi opposto all’eccesiva onerosità di alcuni appalti per il trasporto marittimo siciliano. Infine si fa anche il nome di un ex sindaco di Catania. Si tratta di Raffaele Stancanelli, già senatore del Pdl, ritenuto uno degli strateghi di #diventeràbellissima, il movimento lanciato proprio da Musumeci. Di sicuro i riposizionamenti sono partiti.
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