Li chiamano working poors. E sono ormai un vero e proprio esercito. Quello dei lavoratori che, pur avendo un’occupazione, percepiscono un reddito inferiore alla soglia di povertà relativa. Un fenomeno che in Italia ha ormai assunto i contorni dell’emergenza. Basti pensare che, secondo un rapporto Eurostat del marzo scorso, l’11,7% dei lavoratori dipendenti italiani riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali contro il 9,6% della media europea. Ma non è tutto. Tra il 2015 e il 2016, gli working poors hanno registrato, nel nostro Paese, un aumento record di oltre il 23%. Un fenomeno contro il quale ora il Movimento 5 Stelle ha deciso di dichiarare guerra. Con un disegno di legge (ddl) a prima firma della presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Nunzia Catalfo, per introdurre, anche in Italia, il salario minimo orario.
Giusto compenso – Come spiega la relazione illustrativa del provvedimento, l’obiettivo è quello di stabilire una “definizione certa, uguale per tutti i rapporti di lavoro subordinato”, del trattamento economico, in ossequio alla previsione costituzionale della retribuzione proporzionata e sufficiente, “attraverso l’obbligo che non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative”. Tale retribuzione (“proporzionata e sufficiente”), non deve essere comunque inferiore “a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali”. Sottraendo, in questo modo, alla giurisprudenza la definizione del salario minimo, spesso “con diverse oscillazioni non sempre giustificate e convincenti”. Non solo. Il ddl Catalfo punta a garantire anche “l’adeguatezza nel tempo del trattamento economico complessivo che costituisce retribuzione proporzionata e sufficiente”. In due modi alternativi. O “attraverso il richiamo ai contratti collettivi” o, in via subordinata, “mediante l’incremento automatico dell’importo fissato per legge” in base alle variazioni dell’indice Istat dei prezzi al consumo armonizzato (Ipca). Ponendo così un argine a “forme di competizione salariale al ribasso” anche per garantire “la correttezza della competizione concorrenziale sul mercato da parte delle imprese”.
Sorpasso a sinistra – In realtà, il tema del salario minimo orario non è una novità. Come ricorda la stessa relazione illustrativa del provvedimento, già nella passata Legislatura, la precedente maggioranza aveva approvato una delega al Governo per introdurre, “eventualmente anche in via sperimentale”, il compenso orario minimo “nei settori non regolati da contratti collettivi”. E come è andata a finire? “La delega è scaduta senza essere stata esercitata”. Ma determinando comunque “un importante dibattito” sulla questione. Insomma, una lacuna che i 5 Stelle sono ora decisi a colmare.