Expo 2030 nella Capitale, utopia o realtà? Quel che è certo è che per Roma un evento internazionale del genere, se ben strutturato, rappresenterebbe un volano, con una ricaduta che potrebbe arrivare a 50 miliardi di euro e con oltre 250mila nuovi posti di lavoro che si aprirebbero. Per questo la visita a Roma di Dimitri Kerkentzes, il segretario generale del Bureau International des Expositions (BIE), l’ente che a novembre prossimo deciderà quale sarà la città che ospiterà l’Esposizione universale, è considerata fondamentale.
Emergenza rifiuti e trasporti in tilt. Le criticità di Roma rendono difficile l’assegnazione dell’Expo 2030.
Un arrivo attesissimo, dunque, l’opportunità per la Capitale di mostrarsi in tutto il suo splendore e di fare colpo. Peccato che, come denunciano i consiglieri capitolini di Fratelli d’Italia, Federico Rocca e Rachele Mussolini, la città non si è presentata esattamente in condizioni ottimali: “Non osiamo immaginare cosa avrà pensato il capo del Bureau di Expo2030 Kerkentzes quando avrà visto la città sommersa dai rifiuti, il traffico paralizzato, i trasporti imbarazzanti e le buche stradali come laghi. Del resto”, chiosano, “è quello che pensano tutti i giorni i cittadini romani”.
Intanto, proprio ieri il sindaco Roberto Gualtieri ha accolto in Campidoglio Kerkentzes per poi accompagnarlo a Tor Vergata, il sito prescelto per il grande evento, che dal progetto presentato dovrebbe trasformarsi in un distretto di innovazione e sostenibilità. L’obiettivo dichiarato, infatti, è quello di lasciare in eredità ai romani tutti i padiglioni utilizzati durante la manifestazione riutilizzandoli con diverse funzioni, un’area che, come ha detto Gualtieri, “sarà più grande del sito Expo di Milano2015”.
“Abbiamo un piano di investimenti con costi specifici per il sito sopra il miliardo”, ha continuato il sindaco durante il punto stampa di ieri pomeriggio dopo il sopralluogo, “poi vari interventi da più di 5,8 miliardi perché questo progetto avrà un impatto su tutta la città. L’investimento diventa da 18 miliardi se contempliamo le opere che verranno già fatte per il Giubileo e con i fondi del Pnrr. Questo sito diventerà un sito della scienza e dell’innovazione, con investimenti per tutta la vita cittadina”.
Dal sindaco, che si dice fiducioso, fioccano tante promesse, tra cui quelle relative ai lavori della Metro C. Ha assicurato, infatti, che entro il 2030 “la Metro C arriverà a piazza Venezia e a Tor Vergata”. Ai romani non resta che aspettare e vedere se le promesse saranno mantenute. Intanto proprio sulla scelta del sito si sono attaccati nei giorni scorsi i candidati alla presidenza della Regione Lazio che, a poco più di due settimane dal voto, colgono ogni occasione per tirare l’acqua al proprio mulino.
A scatenare il putiferio è stato il candidato del centrodestra Francesco Rocca, che parlando di Expo 2030 ha detto: “Ogni volta che si pensa qualcosa si va su Tor Vergata. Io penso che il nostro dovere sia quello di individuare le aree migliori e non consumare nuovo suolo”. Una dichiarazione che non è rimasta senza risposta e che ha suscitato la replica del candidato del centrosinistra, Alessio D’Amato, compagno di partito dell’attuale sindaco: “Rocca si muove come un elefante in una cristalleria, incompetenza e approssimazione che danneggiano la nostra reputazione e lo sforzo che Roma sta facendo per portare a casa un appuntamento fondamentale”.
Uno sforzo cominciato dall’ex sindaca, Virginia Raggi, che aveva lavorato alla candidatura di Roma, sostenuto poi dall’attuale governo. Come ribadito a Kerkentzes anche dal ministro Adolfo Urso.