di Martino Villosio
Dopo la raffica di perquisizioni, sequestri e accertamenti dell’autunno scorso, scattati in tutta Italia sulla scia dello scandalo per le gesta predatorie contestate a Franco Fiorito, la lista dei consigli regionali nel mirino della Guardia di Finanza e delle procure non smette di aggiornarsi. Dal Lazio alla Lombardia, dal Piemonte al Friuli passando per Calabria e Basilicata. Adesso potrebbe toccare ai consiglieri delle Marche, regione governata dal 2005 dalla giunta di centrosinistra del presidente Gian Mario Spacca.
In quarantadue rischiano di finire nel registro degli indagati: le Fiamme Gialle li hanno denunciati per peculato al termine di attività ispettive cominciate otto mesi fa, che hanno evidenziato spese indebitamente sostenute per oltre 330.000 euro nel solo 2011.
L’inchiesta
Gli accertamenti sull’utilizzo dei fondi a disposizione dei gruppi consiliari erano partiti il 10 ottobre scorso, quando gli agenti del Comando provinciale e del Nucleo di polizia tributaria di Ancona si sono presentati nella sede del consiglio su delega dei pm del capoluogo marchigiano. Il procuratore capo Elisabetta Melotti e il sostituto Giovanna Lebboroni avevano avviato un’indagine conoscitiva, chiedendo l’acquisizione dei bilanci consultivi dei quindici gruppi e i documenti con i compensi liquidati ai singoli consiglieri a partire dal 2008.
Nomi e spese contestate in base all’analisi dei documenti acquisiti sono contenuti in un’informativa, per il momento top secret, a disposizione della procura che ora dovrà decidere se iscrivere o meno le persone denunciate nel registro degli indagati.
Rimborsi irregolari
L’utilizzo dei fondi da parte dei consiglieri marchigiani è già stato stigmatizzato di recente dalla Corte dei Conti. In un’indagine conclusa il 24 aprile scorso sui rendiconti 2012 dei gruppi, la sezione regionale della magistratura contabile ha rilevato spese irregolari per circa centomila euro tra pranzi non adeguatamente giustificati, sforamenti nei rimborsi chilometrici e consulenze in marketing e comunicazione non certificate da alcun contratto. Le contestazioni riguarderebbero Pd, Pdl, e Italia dei Valori, oltre al gruppo del presidente Spacca chiamato a giustificare un addebito per un’applicazione informatica da 94,42 euro scaricata da Apple Store.
Poco a che vedere con le ostriche, lo champagne, le case e le auto che hanno inzeppato le cronache giudiziarie. Anche se la curiosità, adesso, è tutta per il dettaglio delle singole spese che hanno portato alla denuncia dei 42 consiglieri e di altre 10 persone alla procura marchigiana.