di Alessandro Ciancio
Beppe Grillo s’infuria contro Laura Boldrini ma le sue parole offensive riescono nell’impresa di ricompattare tutto il Parlamento a difesa della controversa presidente della Camera. «Non voglio sentire i queruli rimproveri di una signora che dal suo scranno tratta i nostri rappresentanti come degli scolaretti. Chi le dà questa autorità?» ha esordito ieri sul suo blog, definendola nientemeno che «un oggetto di arredamento del Potere». L’ex comico ha così deciso di intensificare il volume di fuoco pentastellato che da giorni martella la terza carica dello Stato. «Non è stata eletta, ma nominata da Vendola» ha aggiunto. «Il suo partitino è entrato in Parlamento solo grazie alla truffa della coalizione con il pdmenoelle, alleanza subito rinnegata dopo le elezioni in un eterno gioco delle parti che esautora il cittadino da ogni decisione. Rispetto. Esigiamo rispetto». Già che c’era, il leader del Movimento Cinque Stelle ha poi messo nel mirino tanto la Commissione per le riforme costituzionali quanto Giorgio Napolitano: «I tafani della Repubblica, i saggi, discettano di Costituzione? Chi gli ha dato l’autorità per farlo? Non è previsto dalla nostra Costituzione che un presidente della Repubblica spogli il Parlamento delle sue decisioni con un gruppetto extraparlamentare con personaggi squalificati del calibro di Quagliarello e di Violante, lo smemorato di Palermo. In questi cosiddetti saggi non è stato inserito neppure un nome del M5S. Per me è un vanto, ma è l’ennesima riprova che non c’è più alcun limite alla spregiudicatezza istituzionale». Tale esclusione è stata però esclusa dallo stesso ministro Quagliariello, che ha spiegato come siano stati i suoi stessi parlamentari a rifiutare di far parte dell’organismo. Com’era prevedibile, a suscitare l’unanime sdegno delle forze politiche sono stati però i duri giudizi espressi contro la presidente della Camera. In una nota congiunta le deputate di Pd, Pdl, Sel, Scelta Civica e Gruppo Misto hanno censurato le sue parole come «inaccettabili e incivili. Si tratta di accuse così rozze e così volgari da lasciar presupporre da parte sua e del suo movimento un intento preciso quanto odioso, quello di delegittimare mediante l’offesa personale donne che rivestono un importante ruolo politico o istituzionale». Non è stata solo una difesa di genere: molti deputati si sono infatti associati alla censura e tra questi il più originale è stato il piddino Gugliemo Vaccaro: «Grillo meriterebbe una sfida a duello se solo fosse ancora possibile invocare il codice di cavalleria».