“Grillo come il Marchese di Sordi che diceva io so’ io e voi…”. Parla il vice presidente M5S, Gubitosa

Il vice di Conte risponde alla richiesta di Grillo di ripetere voto: "Come chi non accetta il risultato e lascia il campo portandosi via il pallone"

“Grillo come il Marchese di Sordi che diceva io so’ io e voi…”. Parla il vice presidente M5S, Gubitosa

“La mossa di Beppe Grillo, mi ricorda un altro Grillo, il Marchese di Alberto Sordi che diceva “io so’ io e voi…”. Non sceglie certo la diplomazia il vicepresidente M5S, Michele Gubitosa, per commentare la richiesta di un secondo voto fatta recapitare dal (tutt’ora) Garante, dopo la conclusione dell’assemblea costituente del Movimento dello scorso weekend.

Onorevole, togliamoci subito il pensiero: vi aspettavate la pretesa di Grillo di una seconda votazione? Del resto, era nei suoi poteri…
“Era prevedibile che il suo tentativo di sabotaggio non si sarebbe fermato. La decisione era nei suoi poteri, ma sono proprio quelle prerogative di stampo feudale che i nostri iscritti hanno scelto di superare. Da una parte c’è stato uno storico momento di larga partecipazione dal basso e dall’altra c’è chi tenta disperatamente di appigliarsi ai cavilli legali per impedire al M5S di innovarsi e per mantenerlo sotto il proprio controllo. Come chi non accetta il risultato ed esce dal campo portando via il pallone”.

Grillo punta a far fallire il voto per mancato raggiungimento del quorum. Siete preoccupati?
“Quello che ritengo più grave è sventolare la bandiera della difesa delle origini, per poi mettere in discussione la volontà degli iscritti, cercare di impedirne l’espressione democratica e calpestarne la volontà. In pratica, Grillo vuole passare dal mondo dell’uno vale uno a quello di George Orwell, in cui alcuni sono più uguali degli altri. Vuole trasformare il Movimento dalla casa della democrazia diretta alla magione del “comando io”. Mi ricorda un altro Grillo, il Marchese di Alberto Sordi che diceva “io so’ io e voi…”.

E nel caso il quorum non fosse raggiunto e tutto rimanesse così com’è, che succederebbe? Conte (e i suoi fedelissimi) lascerebbe il Movimento?
“Sia Conte che tutti noi del gruppo dirigente ci siamo già messi in discussione, non abbiamo problemi a farlo di nuovo. Potremmo scegliere di avviare una diatriba legale, scendere sul piano delle carte bollate e far valere le nostre ragioni. Noi, però, preferiamo restituire la parola agli iscritti, affidarci a loro. Dal 5 all’8 dicembre risponderemo a chi li vuole imbavagliare mettendo loro in mano un megafono. Hanno già dimostrato di essere più forti dei tentativi di boicottaggio, di credere nella dirompente forza della democrazia”.

Ipotesi inversa: il quorum viene raggiunto e il cambio di statuto passa: quale sarà la prima mossa del “nuovo” M5S?
“Tradurremo la volontà degli iscritti, l’entusiasmo che hanno dimostrato e le priorità che ci hanno segnalato in un nuovo Statuto per continuare questo percorso di rinnovamento, di rilancio, di rigenerazione. Era l’unico obiettivo alla base dell’Assemblea costituente e continua a essere la nostra assoluta priorità”.

Crede che gli “esuli” potranno mai tornare in seno al Movimento, magari come minoranza rumorosa, oppure ormai le strade sono comunque divise?
“La nostra è una comunità assolutamente unita, che ha appena dimostrato di aver voglia di incidere sul nostro futuro. Per questo motivo, non vedo perché dovrebbero esserci scissioni o correnti minoritarie. Noi non abbiamo “esuli”, si tratta di iscritti al Movimento che hanno legittimamente espresso le loro posizioni e saranno liberi di continuare a farlo, se vorranno”.

Un “Garante” è comunque necessario, magari a tempo e con limiti ben definiti, oppure è una figura “feudale” che ha fatto il suo tempo?
“La volontà degli iscritti è stata espressa in maniera molto chiara: la figura, così com’è, va abolita. Il nostro popolo non vuole essere ostaggio dei capricci di una singola figura, di qualcuno che vuole mantenere il M5S nel passato, che lo vuole chino ai suoi desideri e che non è disposto al confronto democratico ma solo a un’accettazione fideistica di dogmi di tipo religioso, sebbene forse poco francescani”.