Doveva essere l’ultimo tentativo per evitare la diaspora, ma l’accelerata di Di Maio sul suo progetto politico ha reso inutile il viaggio di Beppe Grillo nella Capitale. Che la situazione stesse degenerando rapidamente lo si era capito, eppure molti pentastellati speravano ancora che il ministro degli Esteri potesse decidere di attendere l’Elevato per avere un confronto e, solo all’esito di questo, trarre le proprie conclusioni.
Doveva essere l’ultimo tentativo per evitare la diaspora, ma l’accelerata di Di Maio ha reso inutile il viaggio di Beppe Grillo a Roma
Ma le cose non sono andate così e Luigi Di Maio ha anticipato tutto e tutti, procedendo con lo strappo definitivo. Così al garante del Movimento non è rimasta una buona ragione per venire a Roma e per questo ha preferito rinviare a data da destinarsi, forse alla prossima settimana, il suo viaggio.
Del resto ora è tempo di ragionare su quanto accaduto – e soprattutto valutare cosa accadrà – perché c’è in gioco il destino stesso dei pentastellati. Un forfait su cui si sono scatenati politologi e giornalisti che hanno fatto a gara a dire che questa è la presa d’atto di Grillo del fatto che il Movimento è finito oppure che è una mossa tattica fatta per lasciare la patata bollente al presidente M5S, Giuseppe Conte.
Peccato che siano tutte balle perché né il leader pentastellato né il garante vogliono arrendersi al fatto che il tempo per M5S è scaduto, com’è altrettanto falso che così Grillo ha voluto lasciare solo Conte perché, come fanno sapere fonti interne, il mancato viaggio è stato concordato dai due con una lunga telefonata notturna.
Probabilmente la decisione è giunta per non esacerbare ulteriormente gli animi perché, come noto, l’Elevato nella Capitale dovrà per forza di cose affrontare il nodo del limite al doppio mandato. Si tratta di un problema che non è sparito di colpo con la fuoriuscita di Di Maio & Co perché nel Movimento restano ancora molti parlamentari che con questa regola, tanto cara a Grillo che ha ribadito più volte di voler mantenere, non potranno ricandidarsi.
Proprio per questo molti big e lo stesso Conte vorrebbero convincerlo a far passare un sistema di deroghe su cui, almeno al momento, il fondatore di M5S resta a dir poco freddo. Insomma la sensazione è che la trattativa, con un possibile No di Grillo a questa modifica, potrebbe aumentare i mal di pancia e spingere altri ad abbandonare il Movimento mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza.