di Cecilia Moretti
Sarebbe la più forte e chiara delle risposte al Pd nazionale. E a Siena corre voce che Grillo ci stia seriamente pensando. Il comico, che incarna il primo partito politico italiano, sta valutando di candidarsi a sindaco di Siena il prossimo maggio.
Mossa che in un colpo solo gli permetterebbe di intestarsi la battaglia per la città simbolo degli intrecci torbidi tra affari e politica e di recapitare al partito di Pierluigi il niet definitivo a ogni ipotesi di accordo.
Di una presunta volontà di Beppe Grillo di cimentarsi nel ruolo di sindaco si parla da tempo. Nei giorni scorsi il suo nome era già circolato per la corsa verso la poltrona de Campidoglio.
Qualcuno ha anche riportato una voce, più che attendibile, che vedrebbe il leader 5 Stelle alla ricerca di una casa in affitto a Roma per seguire l’ingresso in Parlamento della sua squadra di onorevoli senza titolo. Ma ora, per Siena, le voci si susseguono con insistenza e dal quartiere generale del movimento stellato non arrivano smentite.
Di certo il terreno della rossa Siena ora sarebbe particolarmente fertile. Da sempre inespugnabile feudo Pd, dopo lo scandalo Monte dei Paschi e il ritiro della candidatura di Franco Ceccuzzi, il Partito Democratico brancola nel buio.
Il Pdl, dal canto suo, potrebbe non esprimere un proprio candidato, appoggiando una lista civica, nel tentativo di raccogliere attorno al nome di Eugenio Neri tutto il voto di opposizione al sistema, dai dissidenti Pd a Fratelli d’Italia.
Sembra passata un’era geologica da quando Franco Ceccuzzi vinceva al primo turno con il 54% dei voti e il movimento di Grillo, guidato da Michele Pinassi, incassava appena il 3,5%.
Invece, sono appena due anni, ma in mezzo c’è stata la quasi vittoria dei 5 Stelle alle politiche nazionali e l’affaire Monte dei Paschi, definito sul blog di Beppe Grillo, che gli dedica un’apposita sezione, “la mamma di tutte le immondizie italiane”.
A essere nel mirino del Movimento per lo scandalo della banca senese, di cui Grillo è tra l’altro azionista, non sono solo i vertici politici locali.
Solo qualche giorno fa i 5 Stelle tuonavano all’indirizzo del «grande caimano piddino, che ancora ha qualche sprizzo di vitalità e non accenna a mollare la presa sulla città» e a gennaio, in piena campagna elettorale, Beppe Grillo faceva capolino in città, per dire di persona agli azionisti della banca riuniti in assemblea che “quello che hanno fatto alla banca Monte dei Paschi è peggio della Tangentopoli, di Craxi e di Parmalat insieme” e che “hanno fatto di un partito una banca e di una banca un partito, Mussari è un incompetente, lo hanno messo lì a fare il linoleum e stanno vendendo una banca del 1500 al mercato”.
Fatto sta che adesso i senesi sono convinti che Grillo, se si impegnasse in prima persona in una campagna elettorale porta a porta, potrebbe persino vincere.
E, anzi, sarebbe questo l’unico vero deterrente. Perché al di là di una bandierina così strategica e simbolica, che non può che fare gola, la furbizia del leader stellato non può non considerare l’effetto “patata bollente” che la vittoria porterebbe con sé, in primis per il fatto stesso che nella città di Siena i soldi sono terminati.
Sempre che il leader incontrastyato del Movimento 5 stelle non decida di fare proprio della città di Siena la roccaforte per iniziare le operazioni di fagocitazione e sostituzione del Partito Democratico, per più di qualcuno il suo prossimo, vero obiettivo.