Approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri – ma non senza resistenze – il nuovo decreto covid (leggi l’articolo – qui la sintesi). Obbligo vaccinale e Green Pass base per l’accesso ai servizi, sono questi i temi caldi sul quale si sono consumati gli scontri fin dalla cabina di regia. Nelle specifico per “tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza – si legge nel documento – l’obbligo vaccinale” anti Covid si applica a tutti i residenti in Italia, anche cittadini europei e stranieri, che “abbiano compiuto il cinquantesimo anno di eta’”.
LA MEDIAZIONE. Ed è stato proprio questo il tema che ha creato una prima profonda spaccatura nella maggioranza. Nel corso della cabina di regia il Partito democratico ha ribadito con forza la richiesta di estendere a tutti l’obbligo di vaccino, linea sostenuta dal ministro della Salute, Roberto Speranza. La Lega invece aveva proposto di fissare l’asticella a 60 anni: “Siamo responsabilmente al governo – fanno sapere – ma non acquiescenti a misure che incidono profondamente sulla libertà al lavoro o a misure senza fondamento scientifico, visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anno”.
Il Movimento 5 Stelle si sarebbe espresso sulla stessa linea: “Alcune forze politiche spingono su obbligo di vaccino o Super-Iper-Mega Green Pass – ha detto il deputato M5S Marco Bella -. Lo fanno per compiacere i loro elettori, non perché ci siano evidenze che questa misura sia utile. Dobbiamo pensare al bene di tutto il nostro Paese, non ad assecondarne solo una parte”. Elena Bonetti per Italia Viva avrebbe dato sostegno alla posizione di Draghi per andare avanti sulla spinta vaccinale, mantenere attività economiche aperte, anche introducendo obbligo e Super Green Pass.
Dopo un confronto di circa un’ora e mezza in cabina di regia, la trattativa nel governo ha partorito un piano B: l’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni dal 15 febbraio e fino al 15 giugno. Il M5S, che in un primo momento era dubbioso sull’asticella a 50 anni, si è dichiarato disponibile a una nuova stretta a patto “che ci siano ristori sul piatto, come sempre fatto col precedente governo” come ha spiegato Giuseppe Conte. Il leader M5S avrebbe sentito Draghi prima del Cdm.
Lo scontro si è, poi, spostato sul Super Green Pass. “Consentire l’accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, le banche e i negozi con il Green Pass semplice, quindi anche con tampone”. È stata la richiesta del ministro Massimo Garavaglia. Qui, invece, la Lega l’ha spuntata: così basterà il Green pass base, quello che si ottiene anche con il tampone, oltre che per vaccino o guarigione e non quello rafforzato come previsto inizialmente. Ma è stata confermata l’estensione dell’obbligo di Super Green Pass sul posto di lavoro per gli over 50.
GIRO DI VITE. A partire dal 15 febbraio i lavoratori pubblici e privati, compresi i lavoratori in ambito giudiziario e i magistrati, che hanno compiuto 50 anni per andare al lavoro dovranno esibire il Super Green pass, che si ottiene con il vaccino o con la guarigione dal Covid. Niente stipendio ma conservazione del posto di lavoro per gli over 50 che si presenteranno al lavoro senza Super Green Pass: saranno considerati “assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione” del Super Green Pass. L’accesso ai luoghi di lavoro senza certificato che attesti vaccino o guarigione è “vietato” e chi non rispetta il divieto subirà una sanzione amministrativa tra 600 e 1500 euro.