“Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”. E poi: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”. E ancora: “Nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia”. La voce del boss Giuseppe Graviano irrompe nel processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. E tira in ballo direttamente Silvio Berlusconi, al quale il boss di Brancaccio sembra voler attribuire il ruolo di mandante delle stragi del 1993 (quelle di Milano, Firenze e Roma). “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”, dice Graviano, intercettato a nel carcere di Ascoli il 10 aprile del 2016, mentre parla col compagno di ora d’aria, il camorrista Umberto Adinolfi. I colloqui di Graviano fanno parte dell’attività integrativa d’indagine disposta dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Roberto Del Bene e Roberto Tartaglia. Un fascicolo composto da migliaia di pagine di registrazioni captate in carcere e che ha portato all’iscrizione del boss di Brancaccio nel registro degli indagati con le accuse di minaccia a corpo politico dello Stato in concorso con altri boss: è il reato contestato ai dieci imputati del processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Per i pm quelli di Graviano sono passaggi che dimostrano come tra gli oggetti della Trattativa ci fosse l’allentamento del carcere duro per sospendere le stragi. “Pure che stavi morendo dovevi uscire e c’era un cordone, tu dovevi passare nel mezzo e correre. Loro buttavano acqua e sapone”, racconta sempre Graviano intercettato, ricordando probabilmente il suo soggiorno nel supercarcere di Pianosa. “Andavano alleggerendo del tutto il 41 bis- dice – Se non succedeva più niente, non ti toccavano, nel ’93 le cose migliorarono d’un colpo”.
Nuovi fronti d’indagine – Ma non solo. Perché in altro passaggio dei colloqui il boss sembra raccontare i suoi rapporti con Berlusconi. “Venticinque anni mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, mi arrestano (il 27 gennaio 1994 il boss venne arrestato a Milano, ndr), tu cominci a pugnalarmi, per che cosa? Per i soldi”. E poi conclude: “Al Signor Crasto (cornuto in siciliano, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia”. Questo perché, secondo Graviano, Berlusconi dopo il ’94, “pigliò le distanze e ha fatto il traditore”. Ora queste intercettazioni potrebbero aprire nuovi fronti d’inchiesta. Negli anni scorsi, indagini sui cosiddetti mandanti occulti hanno visto come indagati proprio Berlusconi e Dell’Utri, a Caltanissetta e a Firenze, ma le accuse sono state archiviate per ben due volte. Non a caso immediata è arrivata la replica di Niccolò Ghedini, senatore di Forza e legale del Cav: “Ogni qual volta si sia nella imminenza di scadenze elettorali, appaiano nei suoi confronti di Berlusconi notizie infamantie infondate”.