Che la bocciatura dei giorni scorsi da parte dell’Associazione nazionale magistrati al progetto di riforma del processo penale fosse solo l’antipasto (leggi l’articolo), lo si era capito da tempo. Pochi, però, si sarebbero aspettati che quelli interventi – fino a ieri giudicati “forti” – fossero l’equivalente di un leggero rimprovero se confrontati alle audizioni, tenute ieri davanti alla commissione Giustizia della Camera (leggi l’articolo), del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e del procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho.
Senza mezze misure i due stimati magistrati hanno demolito, letteralmente pezzo per pezzo, il testo della guardasigilli. A parlare per primo è stato Gratteri che, collegato in video conferenza e in appena 20 minuti, ha iniziato il proprio intervento parlando della “nuova prescrizione”, ossia “l’improcedibilità”, che prevede che un processo “muoia” quando l’Appello sfora i due anni (tre per i reati più gravi) oppure il procedimento in Cassazione duri più di un anno (diciotto mesi per i casi più eclatanti).
Come sottolineato dal procuratore di Catanzaro “le conseguenze saranno, in termini concreti: la diminuzione del livello di sicurezza per la Nazione visto che certamente conviene ancor di più delinquere; e l’annullamento totale della qualità del lavoro, perché fissare una tagliola con un termine così ristretto vuol dire non assicurare che tutto venga adeguatamente analizzato con la dovuta attenzione”. Non solo. Tra i maggiori rischi, Gratteri mette quello che appare come un vero e proprio controsenso perché la riforma anziché liberare le Corti dai ricorsi immotivati, rischierà di ingolfarle ancor di più.
Secondo il magistrato, infatti, sarà inevitabile “l’aumento smisurato di appelli e ricorsi in Cassazione perché se prima qualcuno non presentava impugnazioni con questa riforma a tutti, nessuno escluso, conviene presentare appello e poi ricorso in Cassazione non foss’altro per dare più lavoro ingolfare di più la macchina della giustizia e giungere alla improcedibilità. A questo punto meglio la prescrizione del reato come era prima della riforma Bonafede.
Provocherebbe meno danni”. Ma la riforma introduce, sempre secondo Gratteri, anche un problema di “credibilità dello Stato” visto che “non si celebreranno i processi contro la pubblica amministrazione”, destinati come tutti i processi senza detenuti ad “andare in coda”, e che a rischio improcedibilità ci sono oltre ai processi di mafia anche quelli per rapine e spaccio.
RISCHIO PER LA DEMOCRAZIA. Subito dopo è intervenuto Cafiero De Raho che ha rincarato la dose spiegando che con l’approvazione di questo testo vede “conseguenze sulla democrazia del nostro Paese, se tanti processi diventeranno improcedibili minando la sicurezza dello Stato”. Nodo indigesto è “l’improcedibilità che non corrisponde a esigenze di giustizia, ma provoca il comportamento dilatorio dell’imputato che, conoscendo le difficoltà per celebrare i processi, cercherà di attuare le migliori pratiche dilatorie”.
Lo stesso “non farebbe più istanze per i riti alternativi perché sarebbe più conveniente aspettare che i processi vadano verso l’improcedibilità”. Il procuratore ha poi spiegato che per “reati gravissimi e per cui c’è sempre stata un’attenzione specifica” come quelli di mafia, terrorismo e corruzione, il rischio è che “con l’improcedibilità, senza esclusione e indipendentemente dalla natura del reato, diventeranno tutti improcedibili”.
Sempre secondo Cafiero De Raho, non è stato minimamente affrontato il tema nuove assunzioni di magistrati e personale senza delle quali si prospettano “conseguenze molto gravi nel contrasto alle mafie, al terrorismo e alle altre illegalità”. Un allarme a cui potrebbe presto associarsi anche il Consiglio superiore della magistratura con la Sesta Commissione che lavora sul parere alla riforma che dovrebbe approdare al plenum la prossima settimana. Quel che è certo è che dal dibattito tutt’ora in corso sono già emerse le forti preoccupazioni per gli effetti della norma sulla improcedibilità.
Sempre il Csm, oggi, si riunirà per prendere posizione sugli interventi in materia di giustizia civile. Stando a quanto trapela i consiglieri apprezzano diverse novità della riforma, a partire dalla istituzionalizzazione dell’Ufficio del processo, ma chiedono che le risorse previste a questo scopo dal Pnrr siano “immediatamente disponibili”e diventino “strutturali”.