Se la riforma della Giustizia dell’ex ministro Marta Cartabia aveva creato non poco malcontento, quella che sta portando avanti Carlo Nordio sembra sempre più indigesta alla magistratura italiana che non lesina critiche e preoccupazioni per norme che rischiano di paralizzare il settore e creare “sacche di impunità”. A dirlo molto chiaramente è il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, a margine della conferenza stampa in cui stava raccontando i sette arresti per presunto voto di scambio alle elezioni amministrative del 2023 al comune di Cercola.
Per il procuratore di Napoli Gratteri la riforma della Giustizia che sta portando avanti Nordio rischia di creare “sacche di impunità”
Proprio il blitz è stato il punto di partenza del lungo ragionamento del magistrato simbolo dell’antimafia che ha spiegato come “le mafie non hanno ideologia, votano e fanno votare”, aggiungendo che in questo “c’è una grande responsabilità politica”. Operazione che denota per l’ennesima volta “la gravità” del diffuso fenomeno del “voto di scambio” che, spiega Gratteri, desta preoccupazione in vista delle Europee anche se, aggiunge, “abbiamo investigatori bravissimi, ci sono gli strumenti per fronteggiare le emergenze. Per noi tutti i reati sono importanti, dal balcone abusivo, alla criminalità organizzata e ai suoi interessi sul dark web”.
Ed è a questo punto che il procuratore di Napoli ha chiarito che se da un lato è importante combattere il diffuso malaffare, dall’altro sta diventando sempre più complicato riuscirci per via di un “codice penale che non deve essere tagliato con l’accetta per dimostrare all’Europa che il numero dei reati in Italia sono calati. Questo è il gioco delle tre carte”. Parole che appaiono un chiaro riferimento alle politiche del ministro Nordio e più in generale della maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni.
Il giudizio del magistrato simbolo dell’antimafia
Incalzato dai giornalisti, il magistrato simbolo dell’antimafia è diventato un fiume in piena. Del resto il tema della giustizia è da sempre quello che più di tutti divide l’opinione pubblica e soprattutto la politica. Un dibattito che sicuramente non viene reso facile dalle recenti norme, sia quelle già approvate che quelle per cui è ancora in corso l’iter di approvazione, portate avanti dalle destre che sembrano decise a coronare il sogno di Silvio Berlusconi in materia di giustizia. Tra le maggiori criticità ci sono senza dubbio la separazione delle carriere, i test psicoattitudinali per l’ingresso in magistratura, i paletti messi all’utilizzo delle intercettazioni e, in ultimo, la recente ipotesi di attenuare l’obbligatorietà dell’azione penale.
Su quest’ultimo punto Gratteri è categorico nel definirsi “nettamente contrario e lo ero già quando è stata resa facoltativa la denuncia con la precedente riforma”. Questo perché “la parte offesa, come gli anziani, deboli e fragili, in questo modo non viene tutelata” e per questo la soluzione paventata dal procuratore di Napoli sarebbe quella di tornare “a prima delle riforma Cartabia” perché, ha aggiunto: “Bisogna concentrarsi a fare indagini, e a scrivere sentenze. Bisogna accorpare i tribunali e ridurre i magistrati laddove sono sovrabbondanti, bisogna fare sinergia”.
La separazione delle carriere “non è urgente”
Altrettanto delicata è la questione della separazione delle carriere che per Gratteri “non è urgente” anche perché i dati in tal senso sono impietosi visto che i “solo lo 0,2 per cento (dei magistrati, ndr) fa il passaggio da una funzione e all’altra. E quando viene concesso, il magistrato deve cambiare Corte di Appello”.
Per questo, senza tanti convenevoli, spiega che questa norma è “un tentativo di far passare i pubblici ministeri sotto il controllo del Governo”. Poi, se non fosse già abbastanza chiaro, conclude: “Non sono d’accordo con quanto è stato fatto dalla riforma Cartabia a oggi: non ci sono risposte per chi ha bisogno della giustizia, sono riforme che rendono difficile il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine, come, per esempio, l’autorizzazione da parte del gip del sequestro del telefonino di un indagato”.
Nordio diserta il 36esimo congresso dell’Anm
Contrariamente a quanto potrebbe sostenere qualcuno, la posizione di Gratteri non è affatto isolata all’interno della magistratura. Proprio per questo, come scrive Il Fatto Quotidiano, il guardasigilli avrebbe deciso di non prendere parte al 36esimo congresso dell’Associazione nazionale magistrati, in programma a Palermo dal 10 al 12 maggio. Al suo posto “ci sarà il viceministro Francesco Paolo Sisto, delegato da palazzo Chigi in rappresentanza del governo.
Quello di Nordio, si legge nell’articolo, “è un forfait rumoroso, considerato che all’evento interverrà persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli e ai leader dei due principali partiti di opposizione, la segretaria dem Elly Schlein e il presidente M5s Giuseppe Conte. E il contesto rende l’interpretazione obbligata: il ministro vuole evitare fischi e contestazioni da parte dei suoi ex colleghi”.