Sbloccare i cantieri – sotto sequestro dalla Procura, perché ritenuti abusivi – grazie al deposito di fidejussioni bancarie a garanzia degli eventuali maggiori oneri comunali, che le società promotrici delle operazioni immobiliari al centro delle indagini potrebbero dover pagare al termine dei processi. È il “compromesso” che il Comune di Milano intende proporre alla magistratura.
Vogliono tutelare le famiglie acquirenti, dicono
A riferirlo, ieri, l’associazione delle società di promozione immobiliare (Aspesi), che raccoglie molti dei costruttori finiti sotto indagine, al termine dell’incontro con il sindaco Beppe Sala. La soluzione ipotizzata si fonda, spiega l’associazione, “su un accordo tra il Comune e la Procura”, che possa da un lato garantire il pagamento in futuro degli oneri maggiorati e dall’altro risolvere il problema delle migliaia di famiglie che non possono entrare nelle case da loro acquistate perché ‘bloccate’, o che sono già entrate ma con un rischio pendente di possibili declaratorie di abusivismo edilizio”.
L’accordo anticipato da Nexity
L’accordo, in pratica, potrebbe ricalcare quello proposto la scorsa settimana dalla società Nexity per sbloccare le Torri Lac: il costruttore si impegna a versare quanto non ha fatto in passato (nel caso Nexty, per la procura, gli sconti indebiti, furono del 60% sugli oneri di urbanizzazione e del 50% sul contributi di costruzione, per un totale di 618.000 euro), in cambio ottiene la rimozione dei sigilli. Per i costruttori l’accordo andrebbe a favore, soprattutto, degli acquirenti degli appartamenti.
Ma chi ristora i Milanesi?
In realtà gli acquirenti sono la parte più tutelata delle varie operazioni immobiliari, perché parte indubbiamente lesa, avendo comprato immobili in palazzi ritenuti dalla procura (e da tutti i giudici che si sono espressi fino a oggi) abusivi. Quindi potranno far valere i loro diritti in giudizio. Ma parte lesa sono anche i cittadini di Milano, che non hanno potuto godere negli anni dei benefici portati dagli oneri mai versati dai costruttori. Tuttavia il ristoro dei milanesi è un fattore che sembra non essere stato contemplato nell’accordo preparato da Palazzo Marino.