“Non c’è nessun rancore né odio nei confronti del Pd” ma “in Lombardia non c’erano le condizioni per un accordo”. Pietro Grasso chiude così la questione del mancato appoggio del suo movimento, Liberi e Uguali, al candidato del Pd Giorgio Gori alle Regionali del prossimo 4 marzo. “Erano state proposte delle primarie e invece si è avuto un candidato imposto. Gori – ha aggiunto il presidente del Senato a Circo Massimo (Radio Capital) – ha appoggiato il referendum autonomista di Maroni, non ha dimostrato nessuna visione in discontinuità rispetto alle attuali politiche del Pd. Tutto questo è stato valutato dalla base, che aveva il polso della situazione”.
Discorso diverso invece nel Lazio, dove al contrario LeU è riuscito “a chiudere un accordo importante con Nicola Zingaretti che dimostra come non siamo una forza politica irresponsabile”. “Ho avuto pieno mandato dall’assemblea regionale a trattare per un confronto – ha ricordato Grasso –. Per me è stato molto importante sentire la base prima di prendere una decisione politica. Sono contro il personalismo della dirigenza”. Quanto a Matteo Renzi, il leader dei LeU non gli ha risparmiato una stoccata: “Ha detto che è riuscito a fare quel che Berlusconi non ha fatto. Se si continuano a percorrere le direzioni che vanno fuori dal Centrosinistra, non possiamo essere d’appoggio e di aiuto al Pd”. Ma “non chiedo passi indietro a nessuno”, quindi nemmeno all’ex premier: “Sono io che voglio fare passi avanti. E poi sono loro che vanno indietro da soli. Il problema non sono le persone, ma le politiche”. Paolo Gentiloni? “Ha un grande merito, ha fatto calare i contrasti a livello politico, ma ha portato avanti il lavoro di Renzi”. Quello della restituzione dei contributi al Pd “è uno squallido lato della campagna elettorale. Tutti sanno che mi sono tagliato l’indennità e l’ho fatto in buona fede, perché nessun presidente del Senato e della Camera dà un’indennità politica. Quando mi hanno detto di andare in Sicilia per fare il governatore, nessuno me lo ha chiesto, solo quando il 3 dicembre sono sceso in Liberi e Uguali mi sono stati richiesti questi soldi”, ha spiegato sempre Grasso riaprendo la polemica a distanza col tesoriere dem, Francesco Bonifazi. È stata fatta una “amministrazione dei fondi del Pd scriteriata. Non puoi andare in giro con i treni mentre ci sono i tuoi dipendenti in cassa integrazione”.
Anche sul tema dei vitalizi, Grasso si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. La modifica della disciplina delle pensioni degli ex parlamentari “sarà compito della prossima legislatura ormai”. Il leader di LeU ha ricordato: “C’è stata una presa di posizione del Senato. Il Pd non ha chiesto la calendarizzazione” del ddl vitalizi, “lo stesso Pd che alla Camera l’ha portato avanti, qui l’ha frenato. Quindi non è un problema del Senato. È un problema di un partito che forse si è accorto di un errore che ha fatto nell’altra camera. Meno male che c’è l’altra Camera”.
Capitolo alleanze. I Cinquestelle sono “un soggetto politico con cui fare i conti”, anche se sono “inaffidabili, ondivaghi, con loro è difficile trattare” anche perché “cambiano in funzione di un algoritmo, in funzione della pancia della gente e dei social”, ha detto Grasso pur senza sbilanciarsi su possibili accordi. Nessuna pregiudiziale però nei confronti di Beppe Grillo, Luigi Di Maio e co: “Useremo lo stesso metodo adottato in Lombardia e Lazio – ha spiegato Grasso sul punto – valuteremo il loro programma”. In ogni caso l’unica vera pregiudiziale culturale e ideologica “è nei confronti della destra”. Le polemiche con la presidente della Camera, Laura Boldrini? “Per LeU il pluralismo è normale, le polemiche sono spesso giornalistiche e sono rientrate. Ci sono posizioni diverse da ricondurre a unità”, ha risposto.