I giornali italiani sono inqualificabili gazzette di propaganda. Con la guerra in Ucraina, poi, hanno toccato il fondo.
Andrea Bellini
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Gentile lettore, ho scritto tante volte sulla disinformazione dei nostri giornaloni che ormai non ho più parole: se dovessi scegliere una delle tante balle spaziali sulla guerra sceglierei quella che Putin da un anno è in punto di morte – affetto da un tumore e dal Parkinson – e beve ogni giorno una coppa di sangue di cervo. Inutilmente il capo delle Cia ha detto che “non ci risultano malattie di Putin. Anzi, pare stia fin troppo bene”. Però non creda che solo la stampa italiana sia falsa. Si nota la stessa partigianeria in tutti gli altri Paesi europei. Un esempio: ai primi di giugno, partita la controffensiva ucraina, il tedesco Bild Zeitung annuncia con orgoglio: “Finalmente entrano in azione i panzer Leopard che tutto il mondo aspetta”. Dopo tre o quattro giorni deve osservare l’amara realtà: “I russi combattono meglio del previsto”, per dire che gli attacchi ucraini erano stati respinti. Ancora un paio di giorni e arriva la constatazione: “Distrutti diversi Leo” (Bild chiama i Leopard con quel diminutivo affettuoso). 24 ore dopo, un drammatico dubbio: “I russi stanno combattendo a bordo dei nostri panzer?” riferendosi ai molti carri armati catturati dai russi. E infine l’altro giorno in un video gli sfugge che “di questo passo l’offensiva ucraina arriverà in Crimea tra 25.000 anni”. È una tragica farsa, quella di Bild. Forse è destino che, dopo aver perso tutte le guerre importanti, la Germania riesca a perdere perfino una guerra in cui non è in guerra.
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