Scattato ieri mattina lo sgombero dell’immobile dell’Inps occupato abusivamente da CasaPound nel quartiere Casal Bertone (leggi l’articolo), a Roma, i militanti neri hanno cercato di sbarrare il passo agli agenti, lanciando fumogeni e bombe carta, e ferendo sei poliziotti. Nonostante da mesi si parli dell’opportunità di sciogliere le organizzazioni di estrema destra, il Governo di Mario Draghi non si prende però ancora la briga di varare un simile provvedimento.
I FATTI. Ieri gli occupanti dello stabile si sono fatti trovare dalle forze dell’ordine davanti alla sede del circolo e hanno reagito allo sgombero, dando vita a degli scontri che hanno fatto finire in ospedale sei gli agenti del reparto mobile. Vicende per cui la Digos sta indagando e cercando di identificare i circa 40 militanti che hanno tentato di impedire lo sgombero. Il sindaco Roberto Gualtieri ha espresso solidarietà alle forze dell’ordine e alla polizia locale. “Noi andremo avanti sulla strada della legalità, non ci faremo intimidire e proseguiremo su questa strada”, ha assicurato l’esponente dem.
A fargli eco il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha definito quanto accaduto intollerabile e inaccettabile. Resta però il nodo del mancato scioglimento delle organizzazioni neofasciste, di cui si era abbondantemente discusso dopo l’assalto alla sede della Cgil nel corso di una manifestazione No Pass degenerata e infiltrata da Forza Nuova. Un tasto su cui hanno battuto alcuni esponenti del Pd. “L’ho detto e lo ripeto: i gruppi neofascisti vanno sciolti!”, ha twittato Laura Boldrini, ex presidente della Camera. A quanto pare però le destre a rompere con gli estremisti neri non ci pensano proprio.
SOLITE DESTRE. Il consigliere capitolino leghista Fabrizio Santori ha sostenuto che lo sgombero è stato un atto di “colore politico” e, anziché limitarsi a condannare le violenze, ha affermato di aver chiesto al primo cittadino un tavolo con la Prefettura sulle occupazione abusive. “Lo sgombero del Circolo futurista di Casapound a Casal Bertone – ha dichiarato – dimostra ancora una volta che certi controlli e certe regole in questa città si fanno rispettare solo dopo aver controllato il colore politico degli occupanti”.
Casapound poi è arrivata a cercare di difendersi sostenendo che lo sgombero è stato una vendetta per le proteste di sabato scorso contro il governo. “Gualtieri si accanisce con uno dei pochi luoghi culturali dove non sventola la bandiera rossa. Nessun passo indietro davanti ai manganelli di una politica marcia”, ha twittato l’ex consigliere del Municipio X ed esponente di Casapound, Luca Marsella.
IN PUGLIA. Oggi intanto a Bari riprenderà il processo agli attivisti di CasaPound accusati dell’aggressione e delle violenze avvenute nel capoluogo pugliese contro manifestanti antifascisti in corteo il 21 settembre del 2018. Un procedimento in cui la Regione Puglia sì è costituita parte civile insieme all’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, e al Comune di Bari.
“L’azione incisiva di tutte le organizzazioni ed associazioni antifasciste pugliesi – ha dichiarato in una nota l’Osservatorio regionale sui neofascismi, coordinato da Antonella Morga – ha portato alla chiusura ed al sequestro della sede di CasaPound a Bari”, aggiungendo che ha già chiesto e che continua a chiedere “lo scioglimento delle formazioni e delle organizzazioni che si richiamano al disciolto partito fascista”.