Una mossa inattesa e che ha spiazzato il governo. Un’offerta “comunicata ma non concordata” con l’esecutivo, come dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’offerta pubblica di scambio volontario di Unicredit sulla totalità delle azioni di Banco Bpm rischia di far naufragare il progetto del terzo polo bancario tanto caro alle destre, che speravano in un’operazione per il futuro di Mps in cui a essere coinvolti fosse non solo Bpm, ma anche nomi non ostili al governo come Caltagirone e Del Vecchio. L’operazione manda in crisi la maggioranza, con la Lega – e soprattutto Matteo Salvini – che esprime il suo dissenso e Forza Italia e Fratelli d’Italia molto più prudenti, almeno per il momento.
L’offerta di Unicredit a Bpm e la rabbia di Salvini
L’ops di Unicredit è da oltre 10 miliardi di euro e punta alla totalità delle azioni dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. L’offerta non è del tutto inattesa, ma lo è di certo nei tempi in un momento in cui Bpm sembrava dedicarsi al terzo polo bancario e Unicredit guardava invece alla Germania con l’operazione Commerzbank. Gli effetti sui mercati sono contrastati: Banco Bpm ha guadagnato il 5,48% in Borsa, Unicredit ha perso il 4,77%. Commerzbank, con il timore che la scalata italiana venga così accantonata, ha perso il 4,86%.
Una prima risposta Bpm la preparerà nel consiglio d’amministrazione previsto per oggi e costretto a valutare un’offerta percepita come ostile. Il controvalore dell’offerta è pari alla valorizzazione monetaria del corrispettivo di 6,657 euro per azione di Bpm, una cifra ritenuta un po’ bassa dagli analisti. Se l’operazione si dovesse completare si darebbe vita alla terza banca in Europa per capitalizzazione di mercato.
L’offerta, ha spiegato l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, è indipendente dall’investimento in Commerzbank, oggi fermo anche in attesa delle elezioni tedesche. “L’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi”, è il mantra di Orcel. Che conferma di “non avere ambizioni su Mps”. Niente terzo polo, quindi.
E da qui la rabbia del governo, espressa da Salvini: “A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai”. Il vicepresidente del Consiglio attacca: “Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera”. E insinua: “Non vorrei che qualcuno volesse fermare l’accordo Bpm-Mps per fare un favore ad altri”. Il timore che il terzo polo bancario salti è evidente, tanto che Giorgetti tira in ballo i poteri del governo per intervenire: “Come è noto esiste la golden power”. Parole che suonano come un avvertimento. Il risiko bancario si è appena aperto.