Governo in fuga su Paragon e Almasri: non risponde sul trojan e nega le carte

"Tutto quanto era possibile dire su Paragon, è stato rivelato. Il resto è classificato". Così Mantovano fa sapere che il governo non risponderà sul trojan

Governo in fuga su Paragon e Almasri: non risponde sul trojan e nega le carte

Sullo scandalo Paragon il governo Meloni scappa. Ieri infatti con una lettera consegnata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha fermamente declinato l’invito a riferire durante il question time sullo spyware Graphite della società Israeliana Paragon, comprato dall’Italia e inoculato nei cellulari del giornalista Francesco Cancellato e in quelli di alcuni attivisti, come Luca Casarini.

“Ogni informazione su Paragon deve essere considerata classificata”

Il governo ha fatto sapere che non risponderà alle interrogazioni presentate dalle opposizioni perché “deve intendersi classificato” “ogni altro aspetto” della vicenda che non sia stato già trattato nelle audizioni presso il Copasir e nel question time del 12 febbraio scorso. In quell’occasione il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, spiega Mantovano, “ha fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili”. “Ogni altro aspetto delle vicende non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir”, conclude Mantovano. Scatenando l’ira delle opposizioni.

Ciriani ha risposto solo per l’intelligence, ma ha taciuto su Polizia penitenziaria e procure

Anche perché, quando Ciriani rispose in aula sul trojan, affermò che nessuna agenzia di intelligence italiana era coinvolta nel caso. Tuttavia il ministro non ha detto nulla circa gli altri utilizzatori italiani del software. Come ha spiegato Davide Faraone (Iv): “Erano rimaste due entità che non avevano chiarito sia a livello mediatico che istituzionale se avessero a disposizione Paragon: la Polizia penitenziaria e le procure. Le due interrogazioni chiedevano al governo se procure e Penitenziaria avessero avuto a disposizione questo strumento. Il governo non può porre il segreto su Polizia penitenziaria e procure”. “È gravissimo e inquietante che il governo non risponda”, ha aggiunto.

Per il Pd il governo deve dire se ha posto il segreto di Stato. E se sì, perché

Per il dem Federico Fornaro il governo deve dire chiaramente se ha posto il segreto di Stato sulla vicenda. “Nel nostro question time chiedevamo al governo semplicemente di sapere se la Polizia penitenziaria abbia mai acquisito o utilizzato lo spyware Graphite o altri software di sorveglianza prodotti da Paragon”, ha spiegato Fornaro, “Le risposte possibili erano due: ‘no’, allora non vedo quale segreto di Stato si possa richiamare. Oppure sì, in quel caso, in linea teorica, si sarebbe potuto apporre il segreto per poi rimandare il caso al Copasir. Mettere il segreto prima di dare la risposta è inaccettabile in un rapporto corretto tra governo e Parlamento”.

“Così il governo è libero di spiare chiunque, senza doverne rispondere”

Per Nicola Fratoianni (Avs) si tratta di una “notizia gravissima che disegna uno scenario inquietante. Non è tollerabile, in una democrazia parlamentare, che non vengano fornite le risposte richieste dalle opposizioni su un caso di spionaggio ai danni di categorie protette come i giornalisti e di attivisti o oppositori politici. È come dire che il Governo è libero anche per il futuro di violare la privacy di chiunque senza dover spiegare le ragioni dell’accaduto e senza doverne rendere conto ai cittadini e all’opinione pubblica”.

Intanto la Corte penale internazionale ha aperto una procedura contro l’Italia per il caso Almasri

Ma ieri è stato anche il giorno nel quale la Camera preliminare, l’organo giudiziario della Corte penale internazionale, ha notificato a Roma l’avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta “inadempiente” in merito alla mancata consegna all’Aja, da parte del nostro Paese, di Njeem Osama Almasri, il generale libico accusato di crimini contro l’umanità.

La Corte ha chiesto conto anche della “mancata cooperazione sulla perquisizione e il sequestro dei materiali”, come si legge nel documento della Corte, che invita l’Italia “a fornire, entro il 17 marzo 2025, informazioni relative alla mancata consegna” di Almasry nonché a “presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione”.

De Raho: “Nordio mostri le carte che aveva promesso di fornire al Parlamento sul caso Almasri”

Anche qui diluvio di critiche, dirette principalmente contro il ministro Carlo Nordio, reo secondo le opposizioni – che ieri hanno reiterato la richiesta al Guardasigilli – di non aver messo a disposizione del Parlamento le carte del caso Almasri, nonostante l0impegno preso in aula.

“Stiamo ancora aspettando quelle carte, ma quelle carte rappresentavano lo strumento attraverso il quale il Ministro della Giustizia, il Ministro dell’Interno e la Presidente del Consiglio sono venuti meno a un obbligo internazionale”, ha sottolineato l’M5s Federico Cafiero de Raho, “Noi chiediamo con forza che il ministro depositi questi documenti, per farci capire il motivo per cui non ha dato esecuzione e si è comportato come un difensore, come il Tribunale del riesame, anziché come un Ministro della Giustizia – ha aggiunto -, assolvendo appieno al proprio ruolo, che è quello di osservare innanzitutto gli obblighi internazionali e gli obblighi verso gli altri Paesi”.