Non si è dato il giusto risalto al filotto di successi del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, meloniano di ferro che nelle ultime ore ha incassato due risultati che dicono molto di lui, di questo governo e di quelli che “erano pronti”. Il tavolo con il gruppo automobilistico Stellantis che doveva risolversi entro ferragosto per il raddoppio della produzione in Italia fino alla soglia di un milione di auto (oggi sono meno della metà) nell’ambito della transizione verde è stata rinviato con tanti saluti al prossimo autunno.
Non si è dato il giusto risalto al filotto di successi del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Più che una trattativa abbiamo assistito a uno scaricabarile tra l’azienda e il governo. Urso accusa Stellantis di non volersi sedere al tavolo per colpa di quei cattivoni dei sindacati e accusa “chi era al governo tre anni fa”. Sapete chi c’era? Il suo compagno di governo, il leghista Giancarlo Giorgetti. Non male.
Ieri Urso ha incontrato anche Ryanair per discutere del tetto dei prezzi sui voli compreso nel decreto Omnibus. All’uscita dell’incontro Eddie Wilson, amministratore delegato della low cost dice ai giornalisti che i consiglieri del ministro “è evidente che non hanno frequentato nemmeno il primo giorno di lezione di Economia”, racconta di avere ascoltato il ministro e i suoi collaboratori parlare di un algoritmo legato ai dispositivi che “non esiste” dicendo “non capisco nemmeno da dove l’abbiano tirata fuori questa str…” e parla di un decreto che “nemmeno Harry Potter sarebbe in grado di decifrare”. Deve essere questo il “prestigio dell’Italia nel mondo” di cui continua a parlare Giorgia Meloni.