Sarà anche il governo dei migliori, ma forse lo spazio che l’esecutivo si è riuscito a ritagliare ora comincia ad essere eccessivo. E non perché non faccia le cose, quanto perché fa troppe cose senza un concreto e fattivo coinvolgimento del Parlamento. Ed è un problema (o può diventarlo) considerando che la nostra è una democrazia parlamentare, cosa che non è semplicemente questione di lana caprina dato che alle Camere è assegnato il potere di proporre e fare le leggi.
E oggi invece? Pare proprio che questo compito sia assolto quasi interamente dal governo. Secondo i dati pubblicati da OpenPolis, infatti, dall’insediamento del governo Draghi (febbraio 2021) solo sei sono state le leggi approvate di iniziativa parlamentare, mentre 38 sono state quelle di iniziativa governativa. Ciò vuol dire che è direttamente l’esecutivo a proporre e presentare disegni di legge e il Parlamento si “limita” ad approvarli.
I DATI. Non che sia una “irregolarità”, ci mancherebbe. Sta di fatto, però, che questi dati sono indicativi di un andazzo che certamente non nasce con Mario Draghi, ma che con SuperMario si è incredibilmente accentuato. L’esempio più eclatante è con Giuseppe Conte: con il Conte2 l’85,2% delle leggi approvate è stata di iniziativa governativa. C’era però come sappiamo un’emergenza da fronteggiare ed è indubbio che quelli sono stati i mesi più turbolenti, critici ed emergenziali che abbiamo vissuto. Quando è arrivato Draghi il grosso della criticità era già stato affrontato. Eppure col “governo dei migliori” la percentuale di leggi approvate di iniziativa dell’esecutivo è pari all’86,4%.
In pratica, quasi 9 leggi su 10 sono “decise” e proposte dal governo. Ma c’è di più. L’importanza di questi dati emerge ancora più nitidamente dal confronto con i precedenti inquilini di Palazzo Chigi. In media le leggi di iniziativa governativa hanno costituito oltre il 75% di tutti i disegni di legge approvati nelle ultime 3 legislature. Ciononostante nulla è paragonabile con l’86,4% dell’esecutivo Draghi: il Conte1 si ferma al 69,01%, il governo Gentiloni al 58,33%, Renzi al 77,78, Letta all’83,33, Monti 67,77 e Berlusconi al 78,85. Resta la domanda: il Covid può essere un alibi? Forse no.
A ben vedere, infatti, un maggiore coinvolgimento del Parlamento sarebbe stato opportuno. E invece le Camere sono state relegate in una posizione di secondo piano. Dai dati OpenPolis che ha analizzato gli “atti Covid” emanati finora, infatti, si può osservare come il governo, nelle sue diverse diramazioni, sia stato l’assoluto protagonista della gestione emergenziale. Complessivamente gli atti sin qui emanati a livello nazionale sono stati 739. Di questi quelli che hanno visto un coinvolgimento diretto delle camere sono stati 26, vale a dire il 3,5% circa del totale. Un po’ pochini per un Paese che ha affidato il potere legislativo al Parlamento. Sempre che non si dica che quando di mezzo ci sono i “migliori” possiamo fare a meno anche di questo.