Un Recovery Plan da ricovero. Ieri il governo Draghi ha finalmente approvato il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR) al termine di un consiglio dei ministri la cui convocazione è slittata più volte. Ma intanto il premier si è trovato tra due fuochi. Quello dell’Europa e quello dei partiti della sua maggioranza. Che hanno continuato a chiedere modifiche.
Un Recovery da ricovero
La Stampa racconta che l’ultima versione del Recovery Plan fatta preparare da Mario Draghi non andava bene né all’Europa né ai partiti: ieri mattina il premier aveva programmato il Consiglio dei ministri alle dieci, è stato costretto a riconvocarlo alle 21.30.
Una volta lette la bozza di 320 pagine, ciascuna forza della maggioranza ha una bandierina da piantare sul piano da duecento miliardi. I Cinque Stelle chiedono il pieno rifinanziamento del bonus edilizio (fino al 2023) e del cosiddetto cashback, voluto lo scorso Natale dall’ex premier Giuseppe Conte.
La Lega lamenta un blando richiamo nel piano alla necessaria riforma di «quota cento», la norma sperimentale per la pensione anticipata dei sessantaduenni, in scadenza a fine anno.
Il Pd alza la voce sulle risorse destinate a donne e Sud. Con diversi contatti telefonici Draghi offre a tutti la stessa risposta: su tutto ciò che non può essere finanziato oggi, o che necessita di approfondimenti politici, si parlerà dopo l’estate, durante la stesura della legge Finanziaria.
Poi c’è l’Europa. Qui a tentare di “sbloccare l’impasse” interviene direttamente il premier, con una telefonata con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, con cui dà la sua garanzia del cambio di passo per assicurare la messa a terra degli investimenti e, soprattutto, la realizzazione delle riforme necessarie alla ripresa. Ma Bruxelles fa sapere che servono ancora “rifiniture”, in particolare sui dossier fisco e business environment.
Il governo Draghi approva il piano in CdM ma intanto litiga con l’Europa
L’Europa vorrebbe impegni precisi sulle spiagge e sui balneari e sulla messa a gara delle concessioni energetiche ed autostradali. Lamenta il fiorire delle società in house per gli acquisti e i suoi riflessi sulla concorrenza. Di fronte ai legittimi dubbi di Bruxelles sulla credibilità dell’Italia nel promettere la soluzione ad alcuni antichi ritardi, Draghi ci mette la faccia. Durante il Cdm di questa sera la Lega, raccontano fonti governative, avrebbe usato toni più concilianti con il premier Mario Draghi. Giancarlo Giorgetti si sarebbe limitato a soffermarsi sugli aspetti di sua competenza. E il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, avrebbe fatto un intervento, apparso ai più, molto collaborativo.
Il premier avrebbe sottolineato ora l’importanza di andare in Aula per sottoporre il piano sul Recovery al giudizio di Camera e Senato, lasciando intendere che si tratta di un testo non blindato, ma aperto a migliorie. Draghi, riferiscono alcuni ministri, avrebbe assicurato che il passaggio alle Camere del Pnnr sarà fatto nel rispetto delle prerogative parlamentari. In serata arriva il via libera e il lungo comunicato del consiglio dei ministri sancisce l’accordo.
Proprio sul Superbonus hanno spinto M5s, Pd e Forza Italia chiedendo ulteriori risorse (servono 10 miliardi) per una copertura che arrivi al 2023. Il Movimento 5 stelle è sceso in campo con i capigruppo in Parlamento. Chiedendo al governo Draghi di assumere un impegno chiaro con i cittadini e le tante categorie produttive che in queste ore lanciano il loro appello. Appello a cui si è aggiunto quello dell’ex premier Giuseppe Conte. “La transizione ecologica è una priorità sia per me che per il Movimento 5 stelle. È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica – ha, infatti, sottolineato – La presenza del superbonus nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è quindi essenziale”.
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M5s vuole Superbonus e Cashback, il governo Draghi cosa farà?
A stretto giro, fonti M5s hanno fatto sapere che il governo Draghi avrebbe rassicurato sulla proroga del Superbonus fino al 2023 sottolineando che si verificheranno le coperture nell’anno a seconda del ‘tiraggio’. Una rassicurazione che, hanno annunciato le stesse fonti, il presidente del Consiglio porterà anche al Parlamento, già da lunedì. E sempre la delegazione pentastellata aveva annunciato che “dopo settimane di lavoro, si è contenti di constatare che nel Pnrr ci siano oltre 10 miliardi di euro per il Superbonus. Inoltre nel fondo investimenti vi sono altri 8 miliardi di euro”. E questo, chiedendo in Cdm “garanzie nero su bianco affinché nei prossimi provvedimenti economici venga prorogato al 2023”.
Dopo le 23 arriva il comunicato del Consiglio dei ministri: “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni. Si articola in 6 Missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e 16 Componenti.
Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti “verdi” pari al 40 per cento del totale e di progetti digitali del 27 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, formazione e occupazione dei giovani e contribuisce a ciascuno dei sette progetti di punta (European flagship) della Strategia annuale sulla crescita sostenibile dell’UE”. E per adesso è pace. Domani chissà.