Il benservito a Carlo Fuortes, senza complimenti e nemmeno il paracadute promesso, ha messo in agitazione una pletora di dipendenti approdati nei uffici freddi di Via Goito grazie all’altro manager tirato fuori dal cilindro di Mario Draghi insieme all’ex Ad della Rai. Sullo stesso (mal)trattamento si scommette, infatti, anche per Dario Scannapieco (nella foto), il numero uno della Cassa Depositi e Prestiti che ha azzerato il ruolo e la credibilità dell’Istituto.
Ai titoli di coda l’era Scannapieco alla Cassa depositi e Prestiti. Dopo Fuortes si prepara all’uscita l’altro Draghi boy
Nessuno dei dossier su cui puntava molto la premier Meloni, a partire dall’acquisto della Rete Tim per far partire almeno internet veloce, è stato minimamente risolto. Anzi, proprio sulla partita della telefonia si assiste ormai da tempo a un minuetto di dichiarazioni che fanno spazientire ancora di più il governo. Per questo c’è anche chi ipotizza un siluramento in stile Inps e Inail, anche se la Presidente del Consiglio è molto più cauta con una certa parte del deep State e non vuole inimicarsi ulteriormente il suo predecessore a Palazzo Chigi.
Fatto sta che la scadenza del mandato dell’amministratore delegato della Cdp si avvicina (è fissata per l’anno prossimo) e le quotazioni di un rinnovo per Scannapieco sono materia di fantascienza. La Cassa, d’altra parte, ha scucito una montagna di soldi per fare una cosa giusta, riportare le autostrade dal controllo dei Benetton al perimetro pubblico, come spinse a fare l’allora capo del governo Conte ed è in linea pure con le politiche nazionalistiche del Centrodestra, ma poi a gestire Autostrade per l’Italia non è solo lo stesso circolo di prima, tutt’altro che lontano da Draghi e dallo stesso Scannapieco, ma sono rimasti gli stessi metodi, a partire dall’ultimo aumento delle tariffe.
Insieme alle perplessità del Mef dell’era Meloni, i rapporti si sarebbero raffreddati anche con un partner storico, come il Fondo australiano Macquarie, e persino col rappresentante delle Fondazioni bancarie azioniste della Cassa: il presidente Giovanni Gorno Tempini. Macquarie sospetta di un doppio gioco della Cassa Depositi e Prestiti (con cui è alleata anche nell’offerta per la Rete Tim) a favore del Fondo americano Kkr, che ha presentato un’offerta concorrente. C’è poi l’allarme per la raccolta del risparmio che Cdp fa insieme a Poste Italiane.
I flussi sarebbero in calo dopo che diverse banche hanno cominciato ad alzare i tassi. Un terreno sul quale l’Ad di Poste, Matteo Del Fante, che ha appena chiuso la prima trimestrale dell’anno in forte crescita, non vuole farsi schiacciare e pertanto potrebbe chiedere un aggiustamento del contratto sulla raccolta del Risparmio.