Dopo diverse tribolazioni il governo Meloni ha trovato la soluzione per riuscir a incassare la terza rata da 19 miliardi del Pnrr. Non è propriamente una soluzione ingegnosa: hanno deciso di fare lo sconto.
Dopo avere presentato dieci proposte di modifiche sulla quarta rata (più correttamente potremmo dire dice obiettivi che non riuscirebbero a raggiungere) ora sulla terza tranche hanno deciso di rinunciare ai 7.500 nuovi posti letto negli studentati che Roma non ha dimostrato di avere creato ex novo.
Questa modifica a uno dei 55 obiettivi della terza rata si aggiunge a quelle già decise nei mesi scorsi, a partire dall’esclusione del Bosco dello Sport di Venezia e della ristrutturazione dello stadio di Firenze dai progetti finanziati con i fondi europei per la vivibilità delle periferie e dalla correzione del regolamento sulle concessioni portuali.
La notizia risulta ancora più fastidiosa perché sulla questione del caro affitti delle residenze per universitari il governo Meloni ha cannoneggiato a lungo accusando gli studenti di politicizzare la loro rivendicazione. Vi ricordate quei giorni? “Non serve protestare perché la questione è già risolta”, ripetevano dalle parti del governo. Come l’hanno risolta? Rinunciandoci.
Tanto sarà facile dare la colpa ai governi precedenti, all’Europa cattiva o a qualche amministratore. Le trattative con l’Ue per il Pnrr assomigliano ogni giorno di più all’acquisto del prosciutto: “sono 519 milioni in meno, che faccio signò, lascio?”. Lasci, lasci.