“Ho accettato l’incarico di formare un Governo come mi ha chiesto il presidente della Repubblica. Sono molto onorato come italiano di questo incarico e naturalmente ce la metterò tutta”. Queste le prime parole di Carlo Cottarelli al Quirinale dopo aver ricevuto l’incarico da Sergio Mattarella. “Mi presenterò con un programma che in caso di fiducia includerà l’approvazione della legge di Bilancio, con nuove elezioni nel 2019, in assenza di fiducia il Governo si dimetterebbe immediatamente per accompagnare il Paese ad elezioni dopo il mese agosto”. Un Esecutivo che manterrà, ha promesso l’economista, “una neutralità completa rispetto al dibattito elettorale. Mi impegno a non candidarmi e chiederò lo stesso impegno a tutti i membri del futuro Governo”.
“Il dialogo con la Ue in difesa dei nostri interessi è essenziale, deve essere un dialogo costruttivo, nel pieno riconoscimento del ruolo essenziale” dell’Italia, ha aggiunto Cottarelli dopo aver ricevuto l’incarico. Cottarelli ha anche confermato la “continua partecipazione all’area dell’euro”. E ancora: “Negli ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari, lo spread è aumentato. Tuttavia l’economia italiana è in crescita e i conti pubblici restano sotto controllo – ha detto –. Un Governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei conti pubblici”.
“Conto di presentare in tempi molto stretti la lista dei ministri al presidente della Repubblica”, ha spiegato Cottarelli. Circolano già i nomi di Raffaele Cantone, Paola Severino, Alessandro Pajno e Francesco Paolo Tronca.
Chi è Carlo Cottarelli – Poco più di due mesi fa c’aveva scherzato su: “A me sembra più probabile che mi chiamino nell’Inter a giocare al posto di Icardi, come centrovanti”. Carlo Cottarelli rispondeva a chi gli chiedeva di commentare l’ipotesi che gli venisse affidato un incarico da premier. Ora mister spending rewiev, l’uomo che nel novembre del 2013 ottenne dal Governo di Enrico Letta l’incarico di mettere mano agli sprechi pubblici italiani, è stato convocato al Colle. Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entrò al Fondo Monetario dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni, ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani. All’Fmi infatti era direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in questi anni più volte ha redatto e illustrato il Fiscal Monitor, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie. Nato a Cremona nel 1954, dopo venticinque anni al Fmi e sei a Bankitalia, Cottarelli ricoprì l’incarico di commissario alla spending review per il Governo per un anno. Il conto dei tagli possibili arrivò a 32 miliardi. L’incarico si concluse con un corposo dossier di risparmi possibili e qualche amarezza che l’aveva portato a sottolineare più volte gli ostacoli incontrati sulla strada della revisione della spesa.
Nel novembre del 2014 Cottarelli lascia e torna al Fmi su nomina del Governo Renzi, come direttore esecutivo nel board. L’amore per il rigore dei conti però non si è interrotto e dal 30 ottobre 2017 è il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. Recentissimi i suoi affondi sulla necessità di ridurre il debito e sul risanamento che passa per la finanza pubblica. “Dobbiamo ridurre il debito pubblico altrimenti rimarremo schiavi dei mercati”, aveva sottolineato anche di recente. Il piano di spending rewiev di Cottarelli era stato evocato di recente da Andrea Roventini, inizialmente scelto da Di Maio come ministro dell’Economia per il Governo M5s. Critiche invece le sue posizioni nei confronti del contratto Lega-M5s. Un programma che, aveva detto pochi giorni fa, “comporta un aumento del deficit pubblico particolarmente elevato e le coperture non sono individuate in maniera chiara”.