Goffredo Bettini rilancia sulla caduta del governo Conte Bis e non indica più Matteo Renzi come il principale responsabile. L’esponente del Partito Democratico aveva scritto di una “convergenza di interessi nazionali e internazionali” nel manifesto di presentazione di “Le Agorà”, la sua corrente. O area, come lui vuole che venga chiamata.
Il complotto per far cadere il governo Conte: “Renzi? È stato qualcosa di più grosso”
Nel manifesto programmatico che ha fatto discutere c’era un riferimento alla caduta del governo Conte, provocata da “una convergenza di interessi nazionali e internazionali” più che “da suoi errori”. Ieri, racconta il Fatto Quotidiano, in collegamento coi 34 ospiti della maratona – tra cui i ministri Andrea Orlando, Dario Franceschini e Roberto Speranza, ma anche amministratori locali e intellettuali d’area come Nadia Urbinati, Andrea Riccardi e Mario Tronti – Bettini ha confermato la sua versione.
“Magari qualcuno ha idea che certe tecnocrazie stiano in una dimensione eterea, che siano disinteressate. Invece no: i sono interessi precisi”. Non si tratta “di un complotto”, ma di poteri che tutelano i propri interessi. “C’era un bombardamento sul governo che andava molto al di là dei suoi difetti, perché si muovevano interessi a cui quel governo non rispondeva. Forse troppo Mezzogiorno e poco Nord, troppa spesa sociale e non grandi industrie”.
Gli interessi internazionali dietro la caduta del Conte Bis
E allora “Renzi avrà fatto quello che ha fatto per puro spirito civico, ma c’è stato qualcosa di più grande che si è mosso”. Dopodiché «nel vuoto e nell’incertezza» che si era «determinata, il presidente Mattarella ha saputo mettere a disposizione della Repubblica Mario Draghi. Una grande personalità. Una risposta di emergenza ad una situazione di emergenza».
Le frasi di Bettini non sembrano impressionare molto soprattutto il Nazareno. “Conte è cascato, dopo una debolezza durata mesi, quando è venuta meno la sua maggioranza e sono falliti i tentativi di ricostruirla con i famosi responsabili», taglia corto Luigi Zanda. «Forse Bettini confonde l’Italia del 2020 con il Cile del ’73», ironizza Enrico Borghi, che per Base riformista siede nella segreteria Letta: «La senilità, si sa, porta spesso a rimpiangere la gioventù, ma la stagione in cui faceva il guru del Pd è finita, ora tutt’al più può fare il guru della sua corrente». Non è da meno Matteo Orfini: «Conte ha pagato l’incapacità di fare quel cambio di passo che Zingaretti chiedeva da tempo. Il complottismo viene sempre utilizzato, nei momenti di difficoltà, per spiegare un fallimento».