di Vittorio Pezzuto
Fanno cose e vedono gente. Morettianamente parlando, è questa l’unica attività alla quale si stanno dedicando da ormai quasi un mese numerosi ministri e (quasi) tutti i sottosegretari.
Nessuno lo scrive, ma mentre il Paese si dibatte in una crisi economica senza precedenti e aspetta risposte convincenti dall’inedito abbraccio inciucista Pd-Pdl, larga parte di questo governo d’emergenza è inspiegabilmente ferma ai blocchi di partenza perché ancora priva del necessario strumento operativo della delega. Una situazione per certi versi incredibile, che la dice lunga sul ritmo di lavoro piuttosto blando con il quale il duplex Letta-Alfano sta affrontando una situazione di inaudita gravità. Solo venerdì prossimo il Consiglio dei ministri approverà infatti il decreto con il quale il premier delegherà formalmente i ministri senza portafoglio all’esercizio di alcune sue funzioni. Verrà così finalmente sbrogliata una partita delicata alla quale si sta dedicando in queste ore il sottosegretario alla Presidenza Filippo Patroni Griffi. Tradotto in termini brutali, significa che dal 28 aprile a oggi i ministri Enzo Moavero Milanesi (Affari europei), Carlo Trigilia (Coesione territoriale), Dario Franceschini (Rapporti col Parlamento), Gaetano Quagliariello (Riforme costituzionali), Cécile Kyenge (Integrazione), Josefa Idem (Pari Opportunità, sport e politiche giovanili) e Giampiero D’Alia (Pubblica amministrazione e semplificazione) sono stati costretti a sgranchirsi le gambe nello “spogliatoio” evocato dal premier, senza però poter toccar palla e costretti per di più al sacrificio più grande: quello del silenzio stampa.
E mentre il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray sta ancora aspettando da Palazzo Chigi la promessa delega al Turismo, analoga e altrettanto immobile appare la condizione in cui si trovano ancora tutti i viceministri e i sottosegretari dei Ministeri con portafoglio.
I titolari di questi ultimi, e ce lo hanno confermato le loro stesse segreterie particolari, non hanno infatti ancora firmato deleghe operative ad alcuno dei loro “sottoposti”. L’unica, significativa eccezione è stata fatta per il sottosegretario alle Politiche Agricole Maurizio Martina, che ha ricevuto direttamente da Palazzo Chigi la pesante delega all’Expo: una scelta che non era in alcun modo rimandabile, tenuto conto del contesto internazionale nel quale è chiamato a operare.
Tutti gli altri sono invece ancora in attesa di conoscere il futuro ambito della loro attività. Molto dipenderà anche dal rapporto personale che saranno riusciti a conquistarsi con il proprio ministro, quasi sempre di opposto colore politico.
Ieri nel Palazzo erano già pronti a minimizzare la nostra denuncia, sostenendo che in fondo si tratta di una situazione transitoria e che la macchina politico-burocratica è da sempre abituata a prendersi i suoi tempi. Ma viviamo una stagione politica eccezionale e preoccupa che un’intera classe politica si faccia imporre ritmi e una cessione sostanziale di potere dall’unica squadra che da sempre si fa trovare pronta nei Ministeri: quella dei consiglieri di Stato e dei grandi commis d’Etat, materiali estensori dei provvedimenti che dovrebbero migliorare la nostra esistenza.
Nel frattempo gli italiani accendono la tv, leggono i giornali e al netto delle polemiche politiche di giornata (buone solo a riempire il vuoto dei lavori parlamentari) s’immaginano che quantomeno la squadra di governo lavori ormai a pieno regime. Nulla di più falso. Fino a quando questa situazione non si sbloccherà, viceministri e sottosegretari saranno costretti a trascorrere la giornata affaccendandosi in attività di scarso o nessun rilievo: intervenire al posto del proprio ministro nelle commissioni parlamentari, rispondere in aula a interrogazioni e interpellanze, partecipare ai convegni in qualità di relatori, inaugurare opere e tagliare nastri, visitare il proprio collegio elettorale (sempre che ne abbiano uno), farsi accompagnare alle riunioni dal proprio cane (a Palazzo Vidoni il carlino Puggy e il sottosegretario Michaela Biancofiore sono ormai inseparabili), stringere mani e intanto annusare l’aria cercando di capire quanto potrà ancora durare questa loro prestigiosa esperienza.